Mal di testa primario: le diverse tipologie

Il mal di testa è uno dei disturbi più comuni che affliggono gli esseri umani, tanto da essere spesso sottovalutato. In realtà, esistono diverse tipologie di mal di testa primario, cioè non legate ad altre patologie sottostanti, che vanno distinte per poter essere correttamente trattate. Le tre tipologie più comuni di mal di testa primario sono l’emicrania, la cefalea tensiva e la cefalea a grappolo.

Emicrania

L’emicrania è una tipologia di mal di testa caratterizzata da attacchi pulsanti che possono durare dalle 4 alle 72 ore. Solitamente colpisce solo un lato della testa e può essere molto invalidante per chi ne soffre. Oltre al dolore, l’emicrania può essere associata a nausea, vomito, e una forte sensibilità alla luce e ai rumori.

Cause

Le cause specifiche dell’emicrania non sono ancora completamente note, ma si pensa che sia legata a problemi di vasocostrizione e vasodilatazione cerebrale. Alcuni fattori che possono scatenare l’emicrania sono il cibo (in particolare i cibi che contengono tirosina e nitrati), il sonno eccessivo o insufficiente, gli sbalzi ormonali, lo stress e l’esercizio fisico intenso.

Cura

Per trattare l’emicrania esistono diverse opzioni terapeutiche, sia sintomatiche che preventive. Tra le terapie sintomatiche, sono disponibili farmaci anti-infiammatori non steroidei (FANS), analgesici e triptani. Le terapie preventive prevedono l’utilizzo di betabloccanti, calcioantagonisti, neuromodulanti, inibitori della ricaptazione della serotonina (SSRI) o della serotonina-noradrenalina (SNRI) e anticorpi monoclonali anti-CGRP (proteina presente in alcune forme di emicrania). In alcuni casi può essere indicata anche l’utilizzo di tossina botulinica.

Diagnosi e personalizzazione della terapia

La diagnosi di emicrania deve essere sempre Stabilita da un medico, in particolare uno specialista neurologo. È importante che la terapia sia personalizzata sul paziente, considerando la gravità e la frequenza degli attacchi, oltre che le controindicazioni eventuali ai farmaci. Gli specialisti anche possono dare indicazioni sulle modifiche dello stile di vita da apportare, come cambiare la propria alimentazione o aumentare l’attività fisica.

Cefalea tensiva

La cefalea tensiva è una tipologia di mal di testa molto comune, che può essere dovuta alla tensione muscolare sia cervicale che cranica. Si manifesta con un dolore di tipo oppressivo di intensità lieve o media, spesso bilaterale e diffuso su tutta la testa. Le persone che ne soffrono non hanno generalmente i sintomi associati all’emicrania, come nausea e vomito.

Cause

Anche in questo caso, le cause della cefalea tensiva non sono completamente note, ma si pensa che sia probabilmente legata a problemi di contrattilità muscolare. È spesso scatenata dalla tensione muscolare causata da posture scorrette, stress o affaticamento dei muscoli del collo.

Cura

Per trattare la cefalea tensiva, oltre a modificare il proprio stile di vita (ad esempio, correggendo la propria postura), è possibile utilizzare farmaci sintomatici come analgesici o miorilassanti. Anche la terapia preventiva può essere indicata in alcuni casi, con farmaci come betabloccanti o antidolorifici triptani.

Diagnosi e personalizzazione della terapia

La diagnosi e la valutazione della gravità della cefalea tensiva sono fondamentali per stabilire la terapia più adeguata. Non esiste una cura universale per la cefalea tensiva, e la terapia deve essere personalizzata sulla base delle esigenze del paziente. Il medico può consigliare di modificare lo stile di vita, di eseguire esercizi di stretching muscolare e, in alcune situazioni, di effettuare una terapia farmacologica o cognitivo-comportamentale.

Cefalea a grappolo

La cefalea a grappolo, meno diffusa rispetto alle precedenti, si concentra in una parte della testa, di solito intorno all’occhio, e dura da 15 minuti a 3 ore, anche più volte nello stesso giorno. La cefalea a grappolo può essere molto dolorosa.

Cause

Anche in questo caso, le cause della cefalea a grappolo non sono completamente note, ma si ritiene che sia legata alla disfunzione ipotalamica. Questa disfunzione provoca un’infiammazione del sistema trigeminovascolare, che sarebbe responsabile dei dolori parossistici.

Cura

Per la cefalea a grappolo esistono diverse opzioni terapeutiche sia sintomatiche che preventive. Tra le terapie sintomatiche sono disponibili farmaci che possono interrompere l’attacco, come l’ossigeno, i triptani e le iniezioni di soma-natostatina. Nella terapia preventiva possono essere utilizzati calcioantagonisti e litio.

Diagnosi e personalizzazione della terapia

Anche in questo caso, la diagnosi deve essere clinica e la terapia personalizzata sulla base delle esigenze del paziente. In certe circostanze, quando non c’è una risposta adatta ai farmaci, può essere necessario effettuare un intervento chirurgico, ma solitamente la cefalea a grappolo continua ad essere difficile da trattare.

Conclusioni

n conclusione, le tre tipologie di mal di testa primario devono essere adeguatamente distinte e valutate per poter essere adeguatamente trattate. Quando un paziente ha episodi frequenti di mal di testa, è importante rivolgersi al proprio medico di base e, se necessario, allo specialista neurologo. L’importanza della diagnosi clinica e della personalizzazione della terapia rappresentano elementi cruciali nella gestione di queste patologie. È fondamentale anche mantenere uno stile di vita sano, evitare le situazioni di stress e correggere eventuali posture errate. Con una corretta gestione, ridurre il dolore, la disabilità e migliorare la qualità della vita delle persone affette da mal di testa primario è possibile.

Canini che non crescono: i rimedi per i canini inclusi che non scendono in modo regolare

L’inclusione dei denti canini è una condizione particolare della dentatura nella quale i canini definitivi non riescono a spuntare durante il periodo della crescita.

Per prima cosa è sempre e comunque suggerito rivolgersi ad uno studio di ortodonzia specializzato nella cura di tali disturbi e a tal proposito, se abitate a Genova o nelle vicinanze, ci sentiamo di suggerirvi di visitare il sito web https://www.centrodiortodonzia.com/. Tramite il sito del centro di ortodonzia appena citato potrete facilmente prendere appuntamento per un consulto, in modo da comprendere al meglio quale sia la soluzione migliore tra quelle che vedremo in seguito.

All’interno del nostro articolo, come appena accennato, cercheremo di comprendere insieme quali siano le soluzioni a questo problema, particolarmente presente nei bambini più piccoli, vedendo insieme due differenti metodi che possono essere sfruttati a seconda se il piccolo abbia già o meno la sua dentatura definitiva.

Quando spuntano i denti da latte?

Possiamo partire dicendo che la mancata crescita dei canini permanenti sia causata dai denti da latte che ne ostruiscono la fuoriuscita.

Questi ultimi crescono a partire dal quinto mese di età (tra il quinto e il settimo mese) e il loro sviluppo si protrae fino a circa il compimento del ventesimo mese. [1]

I canini da latte iniziano a spuntare intorno al sedicesimo mese di età e la loro presenza in alcuni casi potrà ostruire in seguito la crescita dei canini permanenti. Normalmente accade che i denti da latte vengano sospinti da quelli permanenti, in modo da fare loro posto, ma in alcuni casi questo regolare fenomeno non avviene in modo consono, provocando così alcuni disturbi che è meglio curare tempestivamente tramite uno specialista odontoiatrico per fare in modo che la dentatura del bambino si sviluppi al meglio.

Se volete avere maggiori informazioni in merito ai sintomi e ad eventuali accorgimenti per riuscire ad alleviare il dolore durante la dentizione dei bambini vi suggeriamo anche di leggere questo articolo approfondito su Uppa.it.

Come risolvere la mancata crescita dei canini quando un bambino è ancora nella fase dello sviluppo?

In questo caso parliamo di un bambino che ha al massimo 9 anni di età, periodo entro il quale tutti i denti da latte vengono sostituiti con quelli permanenti.

In questa fase si possono seguire 3 modalità differenti:

  • L’estrazione del canino da latte che ostruisce la fuoriuscita di quello permanente;
  • Estrarre sia il canino da latte che il premolare da latte, nel caso la soluzione precedentemente citata non abbia effetti;
  • Allargare le basi ossee tramite un trattamento con allineatori. [2]

Come viene risolta la problematica nel caso sia già presente la dentatura permanente?

Se il bambino ha superato i 9 anni di età ed è già in possesso della dentizione permanente bisogna allora analizzare le cause che hanno portato i canini a non crescere nel modo corretto.

Può accadere che i canini non crescano per mancanza di spazio e in questa situazione normalmente si applicano apparecchi ortodontici per allargare le basi ossee per poi estrarre in seguito il canino da latte.

Può anche accadere che la mancanza di spazio abbia portato il canino a posizionarsi in modo non corretto verso il palato e in questo caso è necessario un piccolo intervento odontoiatrico per la correzione del disguido. La stessa cosa vale nel caso in cui la posizione scorretta sia rivolta verso la gengiva.

Disclaimer: “Questi testi non vanno intesi come indicazioni di diagnosi e cura di stati patologici, pertanto è sempre consigliato rivolgersi al proprio medico curante”

Fonti:

  • ospedalebambinogesu.it/eruzione-dentaria-dai-denti-da-latte-ai-denti-permanenti-80517/
  • dentaljournal.it/canino-incluso-alternativa-estrazione-chirurgica-ortodontica/

Blefaroplastica: che cos’è, a cosa serve e quando si fa

Articolo scritto con la collaborazione di dottordellacorte.com

La blefaroplastica è un intervento chirurgico che mira a migliorare l’aspetto delle palpebre, sia superiori che inferiori, rimuovendo l’eccesso di pelle, muscoli e grasso. Questa procedura viene eseguita sia per ragioni estetiche, per ringiovanire l’aspetto del volto, sia per motivi funzionali, nel caso in cui le palpebre cadenti compromettano la visione. Quando si parla di palpebre, si possono distinguere diverse tipologie di intervento, a seconda della zona interessata e delle specifiche esigenze del paziente.

La superiore è quella che interessa le palpebre superiori e viene eseguita per eliminare l’eccesso di pelle e di grasso che dà origine a un aspetto stanco e invecchiato. Questo intervento può essere eseguito sia per motivi estetici, per ottenere un volto più giovane e riposato, sia per motivi funzionali, nel caso in cui la pelle in eccesso comprometta la visione periferica del paziente. La inferiore, invece, riguarda le palpebre inferiori e mira a rimuovere le borse di grasso e la pelle in eccesso che danno origine alle cosiddette “occhiaie”. Anche in questo caso, l’operazione può essere eseguita sia per motivi estetici che funzionali.

Indicazioni e Controindicazioni

Le principali indicazioni per questa operazione sono legate all’invecchiamento cutaneo e all’accumulo di grasso nelle zone interessate. Con il passare degli anni, infatti, la pelle delle tende a perdere elasticità e tono, causando la formazione di pieghe e rughe. Allo stesso tempo, l’accumulo di grasso può causare la formazione di borse sotto gli occhi e un aspetto gonfio e stanco. In questi casi, l’intervento può rappresentare una soluzione efficace per migliorare l’aspetto del volto e, nel caso di palpebre cadenti, per migliorare la qualità della visione.

Questa operazione non è indicata per tutti. Le controindicazioni principali riguardano pazienti con problemi di salute che potrebbero compromettere il successo dell’intervento o causare complicazioni post-operatorie. Tra queste, si annoverano malattie cardiovascolari, diabete, ipertensione, problemi alla tiroide e malattie autoimmuni. La blefaroplastica potrebbe non essere indicata per pazienti con occhi molto secchi o con una lacrimazione scarsa, in quanto l’intervento potrebbe peggiorare questi disturbi. È determinante, quindi, che il paziente si sottoponga a una valutazione accurata da parte del chirurgo prima di procedere.

Tecniche chirurgiche

Esistono diverse tecniche chirurgiche, che variano in base alla zona interessata e alle esigenze specifiche del paziente. Per quanto riguarda la parte superiore, l’intervento prevede un’incisione nella piega palpebrale, in modo da rimuovere l’eccesso di pelle e di grasso e, se necessario, riassestare i muscoli della palpebra. L’incisione viene poi suturata con punti molto sottili, che lasceranno una cicatrice poco visibile lungo la piega della palpebra.

Per la parte inferiore, invece, si distinguono due tecniche principali: la transcutanea e la transcongiuntivale. La prima prevede un’incisione appena al di sotto delle ciglia inferiori, attraverso cui il chirurgo può rimuovere le borse di grasso e l’eccesso di pelle. Anche in questo caso, la cicatrice sarà poco visibile e tenderà a scomparire nel tempo. La transcongiuntivale, invece, prevede un’incisione all’interno della palpebra inferiore, che consente di rimuovere le borse di grasso senza lasciare cicatrici esterne. Questa tecnica è indicata per pazienti che presentano principalmente borse di grasso, senza un eccesso significativo di pelle.

Tempi di recupero e risultati

Il recupero dopo un intervento di questo tipo varia a seconda del paziente e della tecnica utilizzata. In genere, i tempi di recupero sono più brevi per la transcongiuntivale, che non prevede incisioni esterne. Nei primi giorni dopo l’intervento, è normale avvertire gonfiore e fastidio nella zona interessata, che possono essere alleviati con l’applicazione di impacchi freddi e l’assunzione di analgesici prescritti dal medico. Evitare sforzi fisici eccessivi e proteggere gli occhi dalla luce solare per almeno due settimane dopo l’intervento.

I risultati della blefaroplastica sono generalmente duraturi, soprattutto se il paziente segue le indicazioni del chirurgo e mantiene uno stile di vita sano. In alcuni casi, tuttavia, potrebbe essere necessario eseguire ulteriori interventi per mantenere i risultati ottenuti o correggere eventuali asimmetrie. Bisogna sottolineare che la blefaroplastica non ferma il processo di invecchiamento cutaneo e, quindi, con il passare degli anni, potrebbero comparire nuovi segni di invecchiamento nella zona delle palpebre. Tuttavia, l’intervento può contribuire a migliorare significativamente l’aspetto del volto e la qualità della vita del paziente.

Disclaimer: “Questi testi non vanno intesi come indicazioni di diagnosi e cura di stati patologici, pertanto è sempre consigliato rivolgersi al proprio medico curante”.

Integratori naturali per il benessere del fegato: guida completa

Articolo scritto con la collaborazione di salusfy.com

Il fegato è uno degli organi più importanti del corpo umano. Svolge molte funzioni vitali come la produzione della bile, la sintesi di proteine e il metabolismo dei farmaci. Tuttavia, lo stile di vita moderno può portare a danni, causando malattie come l’epatite, la cirrosi e il cancro. Fortunatamente, ci sono integratori naturali che possono aiutare a proteggere e migliorare la salute del tuo organismo.

Prima di entrare nei dettagli, è importante capire come funziona il fegato e come può essere danneggiato.

Come funziona il fegato

E’ un organo che si trova nella parte superiore dell’addome, sulla destra. È responsabile di molte funzioni vitali, tra cui:

  • Produzione di bile, che aiuta nella digestione dei grassi
  • Sintesi di proteine e fattori di coagulazione del sangue
  • Metabolismo dei carboidrati, dei grassi e delle proteine
  • Regolazione dei livelli di zucchero nel sangue
  • Detossificazione delle sostanze nocive
  • Immagazzinamento di vitamine e minerali

Come può essere danneggiato il fegato

Esso può essere danneggiato da diverse cause, tra cui:

  • Eccesso di alcol
  • Infezioni virali come l’epatite B e C
  • Sovradosaggio di farmaci
  • Esposizione a sostanze chimiche tossiche come il piombo e il mercurio
  • Malattie autoimmuni come la cirrosi biliare primitiva e la colangite sclerosante

In molti casi, il danno al fegato può essere reversibile se viene diagnosticato precocemente e trattato correttamente. Tuttavia, se il danno è troppo grave, esso può diventare incapace di svolgere le sue funzioni vitali e può essere necessario un trapianto.

Integratori naturali

Ci sono molti integratori naturali che possono aiutare a prevenire danni al fegato e migliorare la sua funzione. Ecco i migliori integratori naturali:

Cardo mariano

Il cardo mariano, conosciuto anche come Sylibum Marianum, è una pianta erbacea molto diffusa in Europa. La sua fama è dovuta alla silimarina, una sostanza che si trova nei semi della pianta e che ha un’attività epatoprotettiva.

Questo significa che il cardo mariano è in grado di proteggere il fegato dagli agenti tossici e dalle sostanze nocive presenti nell’ambiente, ha inoltre un’azione antinfiammatoria e antiossidante che aiuta a proteggere l’organismo dai danni causati dai radicali liberi.

Lo stesso principio attivo può aiutare a proteggere il fegato dai danni causati dall’alcol, dalle sostanze chimiche tossiche e dalle infezioni virali. Inoltre, il cardo mariano può aiutare a stimolare la produzione di bile e migliorare la funzione epatica.

Questa pianta è stata oggetto di numerosi studi scientifici che ne hanno confermato l’efficacia. Inoltre, l’assenza di effetti collaterali e la sua disponibilità in forma di integratore rendono il cardo mariano un’ottima scelta per chi cerca una soluzione naturale.

I semi della pianta vengono raccolti in autunno e vengono utilizzati per produrre integratori. Il cardo mariano è stato utilizzato per secoli nella medicina tradizionale per il trattamento di problemi epatici e digestivi.

Gli integratori di cardo mariano sono spesso utilizzati per proteggere il fegato dagli effetti dannosi di alcol, farmaci e sostanze chimiche. Gli integratori di cardo mariano sono disponibili in diverse forme, tra cui capsule, compresse e tisane.

Curcuma

La curcuma è una spezia che viene spesso utilizzata nella cucina indiana. Contiene un composto chiamato curcumina che ha proprietà antiossidanti e antinfiammatorie. La curcumina può aiutare a proteggere il fegato dai danni causati dall’infiammazione e dalle sostanze chimiche tossiche. Inoltre, la curcuma può aiutare a migliorare la funzione epatica e a prevenire la formazione di calcoli biliari.

Betaina

La betaina è un composto che si trova naturalmente in alcune verdure come la barbabietola. La betaina può aiutare a proteggere il fegato dai danni causati dall’alcol e dalle sostanze chimiche tossiche. Inoltre, la betaina può aiutare a migliorare la funzione epatica e a ridurre l’infiammazione.

Artiglio del diavolo

L’artiglio del diavolo è una pianta che cresce principalmente in Africa. Contiene un composto chiamato arpagoside che ha proprietà antinfiammatorie. L’artiglio del diavolo può aiutare a ridurre l’infiammazione nel fegato e migliorare la funzione epatica.

Acido alfa-lipoico

L’acido alfa-lipoico è un antiossidante che si trova naturalmente in alcune verdure come gli spinaci. L’acido alfa-lipoico può aiutare a proteggere il fegato dai danni causati dalle sostanze chimiche tossiche e migliorare la funzione epatica.

Disclaimer

Questi testi non vanno intesi come indicazioni di diagnosi e cura di stati patologici, pertanto è sempre consigliato rivolgersi al proprio medico curante.

Rimedi Naturali contro il Colesterolo Alto

Il colesterolo alto è un problema di salute comune che può portare a gravi complicazioni cardiovascolari. Sebbene sia possibile prendere farmaci per abbassare il colesterolo, ci sono anche rimedi naturali che possono aiutare a ridurre i livelli di colesterolo. In questo articolo esamineremo alcuni dei rimedi naturali più efficaci per abbassare il colesterolo alto. Inoltre, forniremo consigli su dove acquistare online i migliori integratori contro il colesterolo.

Cosa è il Colesterolo?

Prima di esaminare i rimedi naturali contro il colesterolo alto, è importante capire cos’è il colesterolo e come può influire sulla salute. Il colesterolo è una sostanza grassa prodotta dal fegato e presente in molti alimenti di origine animale come carne, uova e latticini. Il corpo ha bisogno di una certa quantità di colesterolo per funzionare correttamente, ma quando si accumula troppo nel sangue può causare problemi di salute.

I livelli elevati di colesterolo LDL (lipoproteine a bassa densità) sono particolarmente dannosi per la salute del cuore poiché possono formare placche nelle arterie che possono portare a malattie cardiovascolari come l’infarto o l’ictus. I livelli elevati di trigliceridi nel sangue sono anche associati ad un maggiore rischio cardiovascolare.

Rimedi Naturali contro il Colesterolo Alto

Esistono diversi modi naturali per abbassare i livelli di colesterolo nel sangue e prevenire le malattie cardiovascolari associate ad esso. Ecco alcuni dei rimedi più efficaci:

1) Dieta: Una dieta sana ed equilibrata è fondamentale per mantenere basso il livello del colesterolo nel sangue. Si consiglia di limitare gli alimenti ricchi in grassi saturati come carne rossa, latticini e fritture ed evitare gli zuccheri raffinati come biscotti, dolciumi e bevande zuccherate. Inoltre, si dovrebbero mangiare più cibi ricchi in fibre solubili come avena, mele e pere che possono aumentare i livelli del “colesterolo buono” HDL (lipoproteine ad alta densità).

2) Esercizio fisico: L’esercizio fisico regolare può contribuire ad abbassare i livelli del “colesterolo cattivo” LDL ed aumentarne quelli del “colesterolo buono” HDL nel sangue. Si consiglia di fare attività fisica moderata come camminata veloce o jogging almeno 30 minuti al giorno 5 volte alla settimana per ottenere beneficio da questo rimedio naturale contro il colesterolo alto.

3) Integratori: Ci sono diversi integratori naturalmente ricchi in nutrienti per abbassare i livelli del “colesterolo cattivo” LDL ed aumentarne quelli del “colesterolo buono” HDL nel sangue. Alcuni degli integratori per abbassare il livello del colesterolo più comunemente usati sono l’omega-3, la lecitina, la policosanoli e la curcumina (curcuma) e la Garcinia Cambogia.
Questi gli integratori sono disponibili nelle forme di capsule e compositi in polvere per facilitarla lorouzione e possono essere facilmente trovati in linea sulle piattaforme di commercio digitale come Amazon o Ebay ad un prezzo vantaggioso per la promozione della salute generale e cardiovascolare dei consumatori privati e professionali del settore medico-sanitario.

Dove comprare online Integratori per abbassare il livello del colesterolo?

Gli integratori per abbassare il colesterolo sono disponibili sia sul mercato tradizionali di farmacie che nei circuiti online. Nello specifico l’aspetto che incide di più nella scelta è dato dall’urgenza legata all’acquisizione dell’integratore: se è possibile attendere i tempi delle spedizioni online è senza dubbio preferibile utilizzare questa strada in termini di convenienza. Vi sono molti siti che si occupano di vendita di integratori alimentari per il colesterolo (clicca qui per vedere uno dei principali) sia piattaforme di market place dove poter confrontare le molteplici offerte presenti sul mercato.
Senza dubbio può essere utile anticipare il momento dell’acquisto con un giusto supporto di medici e specialisti che possano individuare l’integratore giusto per il proprio problema di colesterolo alto.

In quanto tempo si possono abbassare i valori di colesterolo?

In primo luogo, la velocità con cui si abbassano i livelli di colesterolo dipende dal tipo di trattamento che si sta seguendo. Se si sta assumendo un farmaco per abbassare il colesterolo, come un inibitore della HMG-CoA reduttasi o un farmaco statinico, può volerci fino a sei settimane prima che si vedano risultati significativi. Se si stanno seguendo altri trattamenti come l’esercizio fisico regolare o una dieta sana, può volerci più tempo prima che i livelli di colesterolo diminuiscano.

Inoltre, la velocità con cui si abbassano i livelli di colesterolo dipende anche dal punto di partenza. Se hai già dei livelli elevati di colesterolo nel sangue, potrebbe essere necessario più tempo per abbassarli rispetto a qualcuno con livelli più bassi. Inoltre, alcune persone possono avere una maggiore sensibilità agli effetti del trattamento e quindi possono vedere risultati più rapidamente rispetto ad altri.

La velocità con cui si abbassano i livelli di colesterolo dipende anche dalla tua età e dalle tue condizioni mediche generali. Ad esempio, le persone più giovani possono vedere risultati più rapidamente rispetto alle persone anziane poiché hanno meno probabilità di avere problemi cardiaci o altri problemi medici correlati al colesterolo alto. Allo stesso modo, le persone con condizioni mediche preesistenti come il diabete o l’ipertensione possono richiedere più tempo per vedere dei miglioramenti nella salute del cuore e nella riduzione del colesterolo nel sangue.

Integratori naturali: quali vantaggi offrono?

Gli integratori naturali fanno parte della vita quotidiana di molti di noi. Come il loro nome rivela, si tratta di prodotti che hanno il compito di integrare, vale a dire compensare una carenza.

Gli ingredienti che sono presenti negli integratori naturali si trovano già in alcuni alimenti: la differenza è che negli integratori sono disponibili in una concentrazione più elevata.

Si tratta di sostanze come gli aminoacidi, i minerali, le vitamine, i metaboliti e gli enzimi. La percentuale di questo o dell’altro componente si riflette sulla funzione del singolo integratore.

Come scegliere gli integratori giusti

Come fare, dunque, per trovare gli integratori migliori per le proprie esigenze? Scegliendo in primis prodotti di alta qualità, come gli integratori naturali Proeon prodotti in Italia. A variare, nei diversi prodotti in commercio, sono la consistenza, la forma e la composizione. La forma, per esempio, spazia dalla polvere alle capsule in gel, dalle capsule alle compresse, senza dimenticare i liquidi.

Ma quali sono le ragioni per le quali diventa necessario ricorrere agli integratori alimentari se non si pratica sport a livello agonistico e si segue un regime alimentare sano ed equilibrato? La ragione va individuata nella necessità di integrare specifiche sostanze che sono molto importanti per l’organismo, visto che non sempre l’alimentazione è sufficiente da questo punto di vista.

Le carenze di elementi nutrizionali

Per esempio, se si avesse a che fare con una carenza di potassio, per compensarla ci sarebbe bisogno di mangiare ogni giorno cinque banane; se invece ci si ritrovasse alle prese con una carenza di amminoacidi, tutti i giorni sarebbe necessario mangiare non meno di 2 chili di carne. È ovvio che in tutti e due i casi non si tratterebbe di una possibilità di facile attuazione.

Ebbene, grazie agli integratori alimentari si ha la possibilità di usufruire dell’apporto richiesto di tali nutrienti in maniera concentrata. Vale la pena di mettere in evidenza, inoltre, che per alcune attività sportive è necessario un consumo più elevato di nutrienti specifici: per questo c’è bisogno di una integrazione finalizzata a compensare le carenze.

Chi può assumere gli integratori naturali

L’assunzione di integratori naturali è possibile da parte di coloro che praticano sport a livello dilettantistico e perfino da parte di chi non si dedica ad alcuna attività fisica. Come si è accennato, l’obiettivo consiste nel fornire nutrienti e sostanze che attraverso la normale alimentazione non possono essere assimilati in modo adeguato. Così, le performance degli atleti risultano ottimizzate.

Questo non vuol dire, in ogni caso, che gli integratori naturali siano dei prodotti miracolosi con i quali è possibile sostituire un allenamento specifico o evitare di seguire una dieta sana. Se si pratica sport, al di là del fatto che si tratti di attività amatoriale o agonistica, bisogna conoscere il valore degli integratori alimentari e la loro utilità per ottimizzare le prestazioni sportive.

Guida a una corretta assunzione

Per essere certi che gli integratori naturali che si assumono diano gli effetti sperati, è indispensabile evitare di eccedere con le dosi raccomandate, e al tempo stesso bisogna diffidare rispetto a quei prodotti che promettono miracoli o risultati incredibili.

Un altro accorgimento utile è quello di leggere sempre le indicazioni e la composizione riportate nella scheda tecnica per potersi documentare nella maniera più meticolosa possibile; nulla vieta, ovviamente, di contattare un nutrizionista. L’integrazione naturale deve essere sempre preferita alle altre, ma è bene sapere e ricordare che gli integratori non curano alcuna malattia: sono integratori, appunto, e non medicine.

Alla ricerca del prodotto giusto

Come si è detto, gli integratori naturali non sono tutti uguali e non hanno tutti una funziona identica. Anche se non stiamo parlando di medicinali, però, è opportuno essere molto cauti con l’assunzione di questi prodotti. In previsione di un acquisto ci si deve domandare quale sia la carenza che si ha in mente di compensare e capire quale sia la funzione del corpo che è necessario supportare. Di conseguenza ci si deve concentrare sulle condizioni di salute e sulla carenza eventuale di specifiche sostanze che devono essere integrate.

A seconda della tipologia di attività che si svolge, si può capire quali nutrienti vengono consumati di più. Gli sport possono richiedere a loro volta degli integratori differenti: per esempio un incremento della massa muscolare è indispensabile per coloro che praticano body building; la crescita della resistenza, invece, deve essere una priorità per gli atleti di endurance e per i maratoneti, che devono trovare anche un integratore che aiuti a combattere la sensazione di affaticamento.

Gli integratori di magnesio e potassio

Quando si parla di integratori naturali, in molti casi si fa riferimento a un supplemento di magnesio e di potassio: si tratta di una necessità che deve essere soddisfatta da coloro che si dedicano all’attività aerobica e, attraverso la sudorazione, si ritrovano a perdere una quantità importante di liquidi. In questo come in tutti gli altri casi è indispensabile non esagerare, perché le dosi raccomandate sono indicate per un motivo.

Gli integratori naturali molto spesso vengono indicati come la soluzione a cui ricorrere per rimediare alla spossatezza o per incrementare le performance sportive, ma non è detto che sia sempre così. In particolare, è necessario tenere conto sia del tipo di dieta che del sistema metabolico.

La creatina, che può risultare preziosa per gli sportivi che effettuano allenamenti molto intensi dal punto di vista muscolare, non è adatta in molti altri casi: quindi conviene sempre rivolgersi a uno specialista professionista.

Alla riscoperta dei movimenti naturali con l’Allenamento Funzionale

L’allenamento funzionale è praticamente sulla bocca di tutti: avrai probabilmente letto o sentito questa espressione in qualche articolo o video dedicato al fitness, nella rubrica dedicata al benessere di qualche rivista femminile o in qualsiasi spazio del web dove si parlasse di movimento e forma fisica.

Se stai cercando informazioni per capirci qualcosa in più, troverai in questo articolo una spiegazione esaustiva sul functional training, sui suoi benefici e sui movimenti fondamentali che lo caratterizzano.

Che cos’è il Functional Training

 Partiamo subito col dirti che il functional training si distingue da altri tipi di allenamento come il body building, per un motivo ben preciso: il suo obiettivo principale non è il miglioramento della condizione estetica, ma un miglioramento dei movimenti, degli schemi motori e del benessere generale dello sportivo.

Con l’allenamento funzionale il focus si sposta da una visione che pone l’accento sul muscolo ad una diversa filosofia di training, che sposta l’attenzione sul movimento.

In altre parole, la varietà di esercizi eseguiti all’interno di tale tipologia di allenamento apporta benefici a tutto il corpo, ottenendo nel tempo un miglioramento complessivo della forza e della resistenza, della coordinazione, delle capacità aerobiche e della propriocezione.

Questi risultati si ottengono esercitando il corpo attraverso movimenti che possiamo definire “naturali”, perché imitano quelli che facciamo ogni giorno nella nostra vita quotidiana.

Se pensi a come ti muovi durante la giornata, noterai che raramente utilizzi un solo gruppo muscolare: generalmente quasi tutti i movimenti del corpo richiedono il coinvolgimento di più muscoli ed articolazioni.

L’allenamento funzionale parte proprio da questo principio: allenare i muscoli di tutto il corpo, esercitandoli a compiere i movimenti per cui sono stati progettati, con l’obiettivo di raggiungere maggiore controllo, consapevolezza e coordinazione.

Ecco, quindi, che i movimenti base del functional training sono lo squat, il vogatore, le flessioni, il bridge, l’affondo: tutti movimenti che derivano dai “primal movements”, i movimenti primitivi, ossia quelle capacità motorie – piegarsi, accovacciarsi, ruotare il busto, accovacciarsi, spingere e tirare – che l’uomo ha sviluppato nel corso della sua evoluzione, per adattarsi all’ambiente.

I pro e contro dell’Allenamento Funzionale

 I vantaggi che derivano dall’allenamento funzionale sono innumerevoli.

Innanzitutto, un miglioramento delle condizioni fisiche generali, che permette di ottenere un beneficio anche nella vita di tutti i giorni: operazioni come trasportare uno scatolone pesante, portare su le buste della spesa o prende il braccio il proprio bambino, diventano più semplici e decisamente meno faticose.

Il functional training migliora anche l’equilibrio strutturale, cioè il rapporto tra forza, stabilità e mobilità tra le varie parti del corpo, riduce il rischio di infortuni e migliora il funzionamento del sistema cardiocircolatorio.

Anche coloro che desiderano perdere peso trovano in questa tipologia di allenamento un ottimo alleato: il coinvolgimento di più gruppi muscolari contemporaneamente, infatti, incrementa il dispendio energetico, favorendo il dimagrimento, come suggerisce questo articolo di Marie Claire.

Ultimo, ma non meno importante: in tempi in cui vediamo diffondersi sempre più l’abitudine di allenarsi a casa o all’aperto, l’allenamento funzionale offre il grandissimo vantaggio di non richiedere particolari attrezzature: può addirittura essere sufficiente un semplice attrezzo come il bodyweight gym, come leggiamo su Xenios USA Magazine.

Tuttavia, come suggerisce il Dr. Riccardo Borgacci, in questo dettagliato articolo dedicato agli esercizi funzionali, questo tipo di allenamento è assolutamente da evitare in caso di particolari patologie e soprattutto in età avanzata, poiché l’invecchiamento grava sulle articolazioni, punti di maggior impatto gravitazionale.

Da dove partire per un buon Allenamento Funzionale

 Il functional training può essere praticato sia da atleti allenati, sia da soggetti sedentari, ovviamente con le dovute accortezze e le giuste progressioni.

I movimenti naturali implicano una posizione eretta: l’allenamento funzionale, infatti, si svolge per la gran parte in piedi, senza l’ausilio di macchine isotoniche o attrezzature che guidino i nostri movimenti.

Elemento fondamentale di questa tipologia di allenamento è il coinvolgimento di tutto il corpo: ricordiamo che l’obiettivo è ottenere maggiore coordinazione, forza e stabilità, che diventano ancora più importanti se ad allenarsi è un atleta.

Per questo motivo, nel functional training non trova spazio il concetto di “Isolamento muscolare”, ma diventano importanti i concetti di mobilità e stabilità, fondamentali per la corretta esecuzione degli esercizi.

Mobilità e stabilità sono strettamente collegati al rispetto della fisiologia delle articolazioni, che, nell’approccio “Joint by Joint” di Gray Cook, vengono suddivise in mobili e stabili, in base alla loro funzione: ad esempio, la caviglia è un’articolazione mobile, il ginocchio un’articolazione stabile, l’anca è mobile, la lombare è stabile, e così via.

Fondamentale ai fini della stabilità del corpo, è la corretta attivazione del core, che rappresenta il centro del movimento: un core debole causerà minore stabilità e padronanza nell’esecuzione movimenti più complessi.

Per i principianti e i sedentari che si approcciano al functional training può essere inutile, quindi, partire da movimenti complessi: meglio concentrarsi sull’apprendimento della corretta esecuzione dei fondamentali, come squat, affondi, il salto laterale, butt kicks o step up, progredendo ed incrementando nel tempo intensità e complessità dei movimenti.

Il consiglio, in ogni caso, è quello di rivolgersi ad un personal trainer esperto, che possa costruire un piano personalizzato, in base alle caratteristiche del corpo, al livello di allenamento e agli obiettivi specifici.

5 erbe per curare l’insonnia e favorire un sonno ristoratore

Sapevi che dormire poco regolarmente può avere effetti dannosi sul cervello?

Il riposo insufficiente ha anche conseguenze a lungo termine, poiché aumenta il rischio di sviluppare l’Alzheimer e altre forme di demenza più avanti nella vita.

Se sei come la maggior parte delle persone, probabilmente non dormi abbastanza regolarmente.

Infatti, le statistiche mostrano che l’adulto medio dorme circa 7 ore a notte.

È molto meno di quello di cui abbiamo bisogno per funzionare in modo ottimale!

Fortunatamente, ci sono molte erbe che possono aiutarti a migliorare il tuo schema di sonno e dormire di più ogni giorno.

Ecco 5 erbe che curano l’insonnia e favoriscono un buon riposo notturno.

Ci sono molte ragioni per cui non riesci a dormire: stress, mancanza di luce diurna, stare alzato fino a tardi e la lista potrebbe continuare. Se fai regolarmente fatica a riposarti a sufficienza, potresti prendere in considerazione dei rimedi naturali per l’insonnia. In questo post discuteremo di alcune erbe medicinali comuni che trattano efficacemente l’insonnia e ti aiutano a ottenere il riposo di cui hai bisogno.

Passiflora

La Passiflora è una pianta fiorita originaria del Sud America. È stata usata tradizionalmente per l’insonnia, l’ansia e altri disturbi del sonno. È nota anche come passiflora o maypop e appartiene alla famiglia delle passiflore. Esistono tre specie comuni, ovvero: Passiflora edulis, Passiflora incarnata e Passiflora suaveolens. Le foglie e i fiori di queste piante sono stati utilizzati per secoli come aiuto per il sonno. La Passiflora è uno dei rimedi erboristici più efficaci contro l’insonnia.

Camomilla

La camomilla è un piccolo fiore simile a una margherita che è stato usato come erba medicinale fin dall’antichità. È nota per la sua efficacia nel trattamento dei disturbi del sonno e di altri disturbi. Alcuni studi hanno dimostrato che questa erba è efficace nel ridurre l’ansia e nel favorire il sonno. I fiori essiccati possono essere utilizzati per preparare un tè o aggiunti agli alimenti.

Olio di enotera

Ricavato dai semi della pianta dell’enotera, è uno dei migliori rimedi erboristici per l’insonnia. È ricco di acido gamma-linolenico (GLA), una sostanza chimica utile per ridurre l’ansia e lo stress. Questo è uno dei 10 principali benefici dell’olio di enotera per la salute. L’olio contiene anche vitamina E, che fa bene alla pelle e la mantiene sana.

Melatonina

La melatonina è un ormone naturale del sonno che viene secreto dalla ghiandola pineale nel cervello. Aiuta a regolare il ritmo del sonno facendo venire sonno. La melatonina è un efficace rimedio erboristico per l’insonnia di adulti e bambini. È un integratore alimentare sicuro ed efficace che può essere assunto quotidianamente per regolare il ciclo del sonno. Gli integratori di melatonina sono disponibili nei negozi di alimenti naturali e online. Assicuratevi di leggere attentamente l’etichetta e di scegliere una marca pura, senza additivi o riempitivi. Si consiglia di iniziare con una dose bassa, ad esempio 0,5 mg, e di non assumerla immediatamente prima di andare a letto, perché potrebbe rendere il sonno più pesante al mattino.

Conclusione

L’insonnia è un problema comune che colpisce milioni di persone in tutto il mondo. È causata da molti fattori, come stress, ansia e scarsa igiene del sonno. Esistono numerosi rimedi erboristici per l’insonnia che possono essere utilizzati per migliorare la qualità del sonno. Se si soffre di insonnia, è meglio rivolgersi al proprio medico per una valutazione. Il medico sarà in grado di determinare la causa della vostra insonnia e di consigliarvi le opzioni terapeutiche più efficaci.