Tutti i benefici della dieta mediterranea

Articolo scritto con la collaborazione di Redoro Frantoi Veneti

La Dieta Mediterranea è un tipo di alimentazione che si basa sull’assunzione di cibi tipici delle regioni mediterranee, come frutta, verdura, legumi, pesce, olio di oliva e cereali integrali. Questo tipo di dieta è stata studiata a lungo e si è dimostrata molto benefica per la salute, aiutando a prevenire diverse malattie come il diabete, le malattie cardiovascolari e alcuni tipi di tumore.

Uno dei principali benefici di questa alimentazione è la sua capacità di ridurre il rischio di malattie cardiovascolari. Questo tipo di dieta è ricca di alimenti che aiutano a mantenere il cuore sano, come il pesce, che è ricco di acidi grassi omega-3, e l’olio di oliva, che è ricco di acidi grassi monoinsaturi. Inoltre, la Dieta Mediterranea è caratterizzata da un ridotto consumo di grassi saturi e colesterolo, che sono noti per aumentare il rischio di malattie cardiovascolari.

Un altro importante beneficio regime alimentare della nostra terra è la sua capacità di aiutare a prevenire il diabete. Questo tipo di dieta è ricca di alimenti che hanno un basso indice glicemico, come frutta, verdura e cereali integrali, che aiutano a mantenere il livello di zucchero nel sangue sotto controllo. Inoltre, la Dieta Mediterranea è caratterizzata da un consumo moderato di alcol, che è stato associato a un ridotto rischio di sviluppare il diabete di tipo 2.

Questo regime alimentare è stato associata a un ridotto rischio di alcuni tipi di tumore, come il cancro al seno e il cancro del colon retto. Questo tipo di alimentazione è ricca di prodotti che contengono antiossidanti e altri composti che aiutano a prevenire la formazione di cellule tumorali. Inoltre, è caratterizzata da un ridotto consumo di carne rossa e prodotti animali, che sono stati associati a un aumentato rischio di sviluppare alcuni tipi di tumore.

In sintesi, questo tipo tipo di alimentazione è molto benefica per la salute, e può aiutare a prevenire diverse malattie e migliorare la qualità della vita. Tuttavia, è importante seguire una dieta equilibrata e variata, e consultare un medico o un nutrizionista prima di apportare cambiamenti significativi alla propria alimentazione.

Storia e origine della Dieta Mediterranea

La Dieta Mediterranea è un tipo di alimentazione che ha origini antiche, risalenti almeno al periodo dell’antica Grecia e dell’antica Roma. Essa si è sviluppata in base alle risorse alimentari presenti nella regione mediterranea, che comprende paesi come Italia, Grecia, Spagna, Francia e Marocco.

Si basa su alimenti vegetali come frutta, verdura, cereali integrali e legumi, ma anche su alimenti di origine animale come pesce, carne bianca e prodotti lattiero-caseari. Tuttavia, il consumo di carne rossa e prodotti animali è limitato, e l’olio di oliva è utilizzato come principale fonte di grassi.

Negli anni ’50, il nutrizionista americano Ancel Keys ha studiato la Dieta Mediterranea e ha scoperto i suoi benefici per la salute. Keys ha osservato che le persone che seguivano questo regime avevano un basso rischio di malattie cardiovascolari e una maggiore longevità rispetto a quelle che seguivano una dieta occidentale.

Essa è stata poi riconosciuta come Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità dall’UNESCO nel 2010, in riconoscimento della sua importanza culturale e della sua capacità di promuovere una dieta sana e sostenibile.

Alimenti e principi della Dieta Mediterranea

Questa regola alimentare si basa su alcuni principi fondamentali, come il consumo di alimenti freschi, stagionali e locali, e un’attenzione particolare alla qualità degli alimenti e alla preparazione dei pasti.

Gli alimenti principali sono:

  • Frutta e verdura: è consigliabile consumare almeno 5 porzioni al giorno di frutta e verdura fresca e di stagione, che forniscono una vasta gamma di vitamine, minerali e antiossidanti.
  • Cereali integrali: pane, pasta, riso e altri cereali integrali forniscono carboidrati complessi e fibre, che aiutano a mantenere stabile il livello di zucchero nel sangue.
  • Legumi: fagioli, ceci, lenticchie e altri legumi sono ricchi di proteine, fibre e carboidrati complessi, e sono un’ottima fonte di energia.
  • Pesce: il pesce è una fonte importante di proteine e acidi grassi omega-3, che aiutano a mantenere il cuore e il cervello sani.
  • Olio di oliva: l’olio di oliva è la principale fonte di grassi ed è ricco di acidi grassi monoinsaturi e antiossidanti.
  • Prodotti lattiero-caseari: formaggi, yogurt e latte sono consumati in quantità moderate, e sono una fonte importante di proteine e calcio.

Inoltre, consumo moderato di alcol, preferibilmente vino rosso durante i pasti, e il limitato consumo di carne rossa e prodotti animali.

Applicazione pratica della Dieta Mediterranea

La Dieta Mediterranea può essere adattata a diversi stili di vita e preferenze alimentari, e non richiede la restrizione di alcun gruppo alimentare. Tuttavia, è importante seguire alcune linee guida.

Ecco alcuni consigli pratici:

  • Consumare almeno 5 porzioni al giorno di frutta e verdura fresca e di stagione.
  • Preferire cereali integrali come pane, pasta, riso e altri cereali.
  • Consumare almeno 3 porzioni a settimana di pesce, preferibilmente pesce azzurro come sardine, sgombri e acciughe.
  • Utilizzare l’olio di oliva come principale fonte di grassi, preferibilmente extravergine e a crudo.
  • Limitare il consumo di carne rossa a una o due volte a settimana, e preferire carne bianca come pollo e tacchino.
  • Consumare legumi come fagioli, ceci e lenticchie almeno 3 volte a settimana.
  • Bere almeno 1,5-2 litri di acqua al giorno, preferibilmente a temperatura ambiente.
  • Limitare il consumo di zuccheri e dolci, preferendo frutta fresca come dessert.
  • Consumare latticini come formaggi e yogurt in quantità moderate.
  • Limitare il consumo di alcol a una o due bevande alcoliche al giorno, preferibilmente vino rosso durante i pasti.

Seguire il regime mediterraneo può aiutare a prevenire diverse malattie e migliorare la qualità della vita, ma è importante consultare un medico o un nutrizionista prima di apportare cambiamenti significativi alla propria alimentazione.

Debiti INPS: a cosa si riferiscono e come si rateizzano

Cosa sono i debiti INPS? Come pagarli e quando vanno in prescrizione

I debiti INPS generalmente sorgono quando si accumula un ritardo nel pagamento dei contributi previdenziali. Per i titolari di partita IVA o datori di lavoro, pagare regolarmente i contributi INPS, per se stessi e per eventuali dipendenti, è obbligo per legge. Può succedere a volte di non avere la possibilità di sanare il pagamento, per problemi economici o per dimenticanza. In questo articolo vedremo cosa comporta contrarre un debito con l’Istituto di Previdenza Sociale, come ripagarlo e scoprire quali sono i debiti INPS rateizzabili.

Che succede se hai debiti INPS

Avere debiti INPS può avere una ripercussione diretta sulla percezione della pensione: il debito può comportare il blocco o il pignoramento della pensione. Bisogna premettere che sono necessari almeno venti anni di contributi versati per maturare la pensione. Nella richiesta per il suo ottenimento, è importante non aver contratto debiti con l’INPS negli ultimi cinque anni. Sebbene la pensione spetti di diritto, l’istituto potrebbe provvedere al recupero della cifra, erogando la pensione al netto del pignoramento del quinto, ogni mese fino a completa estinzione del debito maturato dal pensionato. Ricordiamo che per legge la pensione non può subire pignoramenti per intero, ma solo per la parte eccedente il minimo vitale: dal 2021 per una cifra pari all’assegno sociale, ossia 460 €. Ciò che resta della somma erogata a titolo pensione, può essere pignorata fino al 20%. Presto detto, una pensione molto bassa non può subire pignoramento. Chi non possiede beni o altri redditi e percepisce soltanto l’assegno sociale, non dovrà ripagare il debito INPS.

Come pagare i debiti INPS

L’Istituto per la Previdenza sociale, quando riscontra la presenza di un debito, invia una notifica di pagamento presso il domicilio di residenza dell’interessato. La cifra, se risalente a non più di cinque anni dalla contrazione del debito, può essere pagata immediatamente oppure può essere rateizzata. Se si tratta di debiti ereditati o molto vecchi, può essere già entrata in vigore la prescrizione: vedremo a breve di cosa si tratta.

Come rateizzare i debiti INPS

Se non si può procedere con la prescrizione e non si ha la possibilità di saldare l’intera cifra, è possibile richiedere la rateizzazione del debito, presso il sito dell’INPS o i suoi uffici fisici. Le rate saranno mensili, solitamente 24. La rateizzazione può prolungarsi fino a 36 rate in presenza di particolari eventi esterni imprevisti, quali:
– calamità naturali come terremoti, uragani, allagamenti;
– carenza di liquidità dovuta alla mancata ricezione di credito dallo Stato o enti pubblici;
– procedure concorsuali in atto, volte a determinare la crisi d’impresa;
– riorganizzazione aziendale, cambio di società, ristrutturazione o crisi aziendale;
trasmissione agli eredi di tutti i debiti INPS;
– carenza di liquidità dovute a difficoltà territoriali o settoriali conclamate, come la recente pandemia.
È prevista un’ulteriore deroga al pagamento delle rate, fino a 60, se vi è un’effettiva incertezza dell’obbligo contributivo o attività dolosa di un terzo (un esempio può essere dichiarare un socio come incaricato del pagamento delle indennità INPS a sua insaputa).
In caso il richiedente abbia un reddito basso le rate a saldare il debito verranno prolungate a 120. Se è in atto l’erogazione della pensione, la rateizzazione dei debiti INPS avviene già in automatico senza che il beneficiario presenti alcuna richiesta.

Sospensione e rateizzazione straordinaria contributi INPS

Durante le emergenze come quella del Covid-19, lo Stato, per agevolare le aziende, ha previsto una sospensione agli adempimenti e ai versamenti dei contributi previdenziali, nell’anno 2020. In seguito, senza costi o oneri aggiuntivi, è stata data la possibilità di pagare le cifre sospese in forma unica o rateizzata, organizzata in questo modo: 50% della cifra stabilita da pagare subito o suddivisa in quattro mensilità; il restante 50% mediante rateizzazione senza aggiunta di interessi, fino a un massimo di 24 rate a partire dal 16 Gennaio 2021. Possono essere rateizzati tutti i debiti delle gestioni INPS:
– datori di lavoro con dipendenti a carico;
– lavoratori autonomi;
– lavoratori autonomi agricoli;
– datori di lavoro agricoli con dipendenti a carico;
– committenti co.co.co;
– professionisti che operano nella gestione separata;
– lavoratori dello spettacolo;
– dipendenti pubblici;
– sportivi professionisti.

Come non pagare i debiti previdenziali: come funziona prescrizione debiti INPS

Prima di addentrarci nell’ambito della prescrizione, è importante capire una distinzione fondamentale tra due concetti:
– la prescrizione causa l’estinzione di un diritto, senza poterne più usufruire, per il suo mancato esercizio per esempio in un arco di tempo prestabilito. La legge prevede che ogni diritto abbia un tempo esatto durante il quale può essere esercitato, oltre il quale questo si estingue:
– la decadenza, consiste nella perdita della possibilità di esercitare un diritto, oltre il suo termine prestabilito, al di là di ogni altro fattore.
Se sono trascorsi più di 5 anni dall’ultima notifica di pagamento, la Corte di Cassazione, in una sentenza del 2019, ha previsto la prescrizione del debito. La prescrizione debiti INPS avviene esattamente dopo 5 anni dall’ultima notifica di pagamento ricevuta. In questa condizione, i giudici della Cassazione hanno determinato che l’Ente non potrà trattenere o chiedere la riscossione della cifra in alcun modo. È molto importante controllare sempre lo stato di prescrizione dei debiti, come nel caso di un debito ereditario o molto vecchio, poiché chi effettua spontaneamente il saldo di un debito prescritto non può chiedere il rimborso.
La rateizzazione non è l’unica strada percorribile in caso di debito INPS: un professionista nella gestione dei debiti saprà indicarti il percorso migliore da intraprendere per risparmiare e risolvere la situazione al meglio. Essere tempestivi nel risolvere situazioni di questo genere è il primo passo per incappare in minori problemi e risolvere tutto in fretta. Ricordiamo che avere un debito con l’INPS può vedere la riduzione della propria pensione. Se ricevi un avviso di pagamento e vuoi accertarti che non ci sia in atto una prescrizione, puoi opporti al pagamento affidandoti ad esperti, i quali entro 40 giorni dalla ricezione dell’avviso invieranno la richiesta di prescrizione dei debiti verso l’inps alla sezione lavoro del Tribunale Ordinario. Se il pagamento dei debiti viene richiesto dall’ Agenzia delle entrate è possibile ricorrere all’opzione ‘saldo e stralcio’ oppure richiedere un accordo per il pagamento e riconquistare la propria situazione finanziaria con un bel risparmio.

MuSa, l’Emilia-Romagna torna a far parlare delle proprie eccellenze gastronomiche

Siamo andati per voi a visitare uno dei musei gastronomici più rilevanti dell’Emilia-Romagna, il MuSa, un museo interamente dedicato all’antica arte salumiera. Abbiamo preso parte ad una vera e propria full immersion nel mondo dei salumi, dei metodi di produzione e realizzazione ma soprattutto della loro storia e delle loro radici.

Questo museo è una delle tappe obbligatorie degli itinerari enogastronomici dell’Emilia-Romagna. Viene fondato e interamente finanziato nel 2013 dalla famiglia Villani, una delle più grandi e più rinomate aziende per la produzione di salumi in Italia e nel mondo.

La tradizione della salumeria è particolarmente viva a Castelnuovo Rangone, basti pensare che il distretto alimentare che ruota intorno a questa zona conta più di 50 aziende specializzate nella produzione di salumi. Insomma, uno dei territori più importanti a livello europeo per questo prodotto.

Se non sei da museo puoi sempre provare un percorso enogastronomico classico, abbiamo scritto qui un articolo: https://www.liberoinformato.it/mangiare-bene-a-serle-tra-natura-e-ristorazione/.

La struttura del museo

L’esperienza museale è suddivisa in dieci spazi espositivi collocati in un edificio adiacente all’azienda Villani SPA. Nei 200 metri quadrati di spazio espositivo si possono trovare foto e video, installazioni multimediali, ricettari e strumenti antichi utilizzati per la produzione dei salumi. Una sezione è interamente dedicata alle spezie utilizzate nelle varie lavorazioni, dove viene spiegato l’importante ruolo che hanno nella creazione di queste opere d’arte culinaria.

Suggestiva l`area in cui si trovano molte ricostruzioni di insaccati appesi, in realtà gli insaccati sono fatti in plexiglass (con una lavorazione 3d dalla ditta poliartdesign di pomezia), quindi giochi di luce e trasparenze fanno percepire le forme dei salumi.

L’idea di questa realtà nasce con l’intento di sensibilizzare i giovani e far riscoprire questa antica arte.

MUSA nasce per ricordare da un lato il lavoro dei nostri antenati e dall’altro per rivolgersi ai giovani, perché vuole essere lo spunto per nuove occasioni di lavoro.”

Così Giuseppe Villani racconta la nascita dell’idea di questo museo.

Una delle installazioni che più ci ha colpito è l’esposizione di alcune opere realizzate in plexiglass che riproducono in tutto e per tutto alcuni salumi nostrani; da non dimenticare inoltre la mappa italiana dove vengono spiegate le varie zone regionali d’origine dei salumi più apprezzati nel mondo.

Visite guidate online per studenti

Un’altra sensazionale iniziativa presa da questa realtà sono le visite guidate online per le scuole elementari e medie. In questo periodo di pandemia, dove gli spostamenti per le gite scolastiche e formative sono pressoché impossibili, il Museo della Salumeria Villani organizza a titolo totalmente gratuito un percorso interattivo per gli studenti.

Questo servizio permette ai giovani di prendere parte ad un viaggio nel magico mondo della salumeria, valorizzato da divertenti quiz, immagini e video, curiosità, scoperta e divertimento. Questo tour guidato della durata di un’ora è una trovata sensazionale alla quale si spera partecipino la maggior parte delle realtà scolastiche.

Si parte alla scoperta di come vengono prodotti e creati i salumi che troviamo nelle nostre tavole, concentrandosi sulle specialità che la regione emiliana propone raccontandone la storia e la loro evoluzione nel tempo; si passa poi a raccontare la provenienza geografica delle varie proposte valorizzando le diverse produzioni e classificandole per zone regionali; in conclusione si svelano i segreti di una merenda sana accompagnando i vari salumi a frutta e ortaggi grazie ad una apposita lezione per la preparazione del panino perfetto con la collaborazione dello chef Daniele Reponi.

Conclusione

Se come la maggior parte degli italiani siete amanti della buona cucina e della salumeria, il Museo della Salumeria Villani è una tappa immancabile per conoscere i metodi di realizzazione dei prodotti di salumeria della nostra terra. Sarà un viaggio tra storia e contemporaneità con un tocco di arte e design.

Il famosissimo e stellato chef Massimo Bottura presenziò all’apertura di questo museo nell’ormai lontano 2013 preparando una cena a base di questi magnifici ingredienti. Nel suo discorso ammira la famiglia Villani che è riuscita in questo museo a valorizzare questi prodotti. La creazione dei salumi è uno degli orgogli che i nostri antenati ci hanno trasmesso e questo museo mira a rendergli omaggio.

Se siete in zona potete continuare il vostro tour dell`Emiglia Romagna leggendo il nostro articolo su Cattolica.

Ricomincia la scuola: come trasportare i bambini in sicurezza

I seggiolini auto per bambini costituiscono un piccolo rompicapo per tutti i genitori, ma rappresentano un metodo sicuro e regolamentato per il trasporto dei più piccoli in totale sicurezza.

Alcuni fatti di cronaca hanno però dimostrato che, anche i genitori armati di migliori intenzioni, possono commettere errori fatali. Lo dimostra il drammatico caso del bambino morto a Pisa, finito schiacciato dall’airbag dell’auto su cui viaggiava.

Diventa quindi strettamente necessario non soltanto scegliere il seggiolino giusto per il peso e l’altezza del piccolo passeggero ma anche seguire alla lettera altre indicazioni di sicurezza che potranno letteralmente salvare delle vite in caso di incidenti.

Abbiamo chiesto informazioni in merito all’esperto di sicurezza e ADAS (sistemi automatici di assistenza alla guida) Matteo Grignani dell’omonima concessionaria auto a Pavia e Vigevano.

Seggiolino auto per bambini: come sceglierlo

I seggiolini auto possono essere di due tipi: seggiolini veri e propri, quindi dotati di seduta e schienale, o dei semplici rialzi da utilizzare per bambini più grandi.

I seggiolini sono classificati in gruppi in base al peso del bambino:

  • Gruppo 0 (fino a 10 kg, dalla nascita ai 12 mesi circa)
  • Gruppo 0+ (fino a 13 kg, dalla nascita ai 18 mesi circa)
  • Gruppo 1 (9-18 kg, dai 9 mesi ai 4 anni circa)
  • Gruppo 2 (15-25 kg, da 3 a 6 anni circa)
  • Gruppo 3 (22-36 kg, da 5 a 12 anni circa)

In linea generale il sedile posteriore è considerato più sicuro per i bambini rispetto a quello anteriore e, pertanto, il seggiolino dovrebbe essere fissato lì.

I seggiolini dei primi due gruppi vanno posizionati nel senso contrario a quello di marcia per proteggere ulteriormente il bambino in caso di brusche frenate, inoltre i seggiolini del gruppo 0 possono essere posizionati esclusivamente sul sedile posteriore.

I rialzi sono invece classificati come sistemi di ritenuta non integrale (cioè senza schienale) e possono essere utilizzati solo per i bambini (ormai ragazzi) di altezza superiore ai 125 centimetri.

Sul mercato sono ancora disponibili modelli di rialzi per bambini al di sotto dei 125 centimetri e possono essere venduti, tuttavia non risultano omologati ai sensi del R44/04 e, pertanto, se acquistati, potrebbero dar luogo a contravvenzioni. Non saranno prodotti in futuro e verranno venduti soltanto fino a esaurimento dei pezzi già messi in vendita.

Tutte le caratteristiche di omologazione di un seggiolino auto per bambini sono riportate sull’etichetta del prodotto.

Viaggiare con i bambini in sicurezza

Come già accennato, i seggiolini per bambini dovrebbero essere fissati sul sedile posteriore, ma purtroppo non è sempre possibile, soprattutto se il guidatore è da solo in automobile e ha bisogno di controllare il suo passeggero.

Quando i seggiolini vengono utilizzati sul sedile anteriore accanto al guidatore è sempre necessario disattivare l’airbag lato passeggero per evitare che, esplodendo con violenza in caso di impatto, finisca per schiacciare e soffocare il bambino seduto nel seggiolino o sul rialzo.

Alcuni modelli di automobile sono dotati di airbag che esplodono in maniera graduale, proporzionata al peso che viene “avvertito” sul seggiolino del passeggero, ma si tratta di un caso molo raro: la maggior parte delle auto dotate di questo dispositivo fanno semplicemente “esplodere” l’airbag con la forza necessaria a reggere il peso medio di una persona adulta.

Inoltre, se si trasportano bambini fino ai 4 anni di età è necessario dotare l’automobile di dispositivi antiabbandono fissati al seggiolino, integrati nel seggiolino o addirittura nell’automobile, che segnalino la presenza del bambino all’interno del seggiolino nel momento in cui il guidatore ha lasciato la vettura comunicando direttamente con lo smartphone via bluetooth.

Leggi anche l’articolo: Caratteristiche tecniche di Fiat Doblò per il trasporto dei disabili.

Ricetta medica elettronica e digitalizzazione in sanità

La ricetta medica è un documento sanitario, (con cui i pazienti prendono visione del farmaco e/o dell’esame che il medico ha prescritto loro) indispensabile per semplificare la gestione della relazione tra ente sanitario (medici, strutture sanitarie, farmacie, etc) e pazienti.

Data la sua centralità in ambito medico-sanitario, la ricetta è stata protagonista del processo di digitalizzazione della sanità, meglio conosciuto come progetto Agenda Digitale, che ha rivoluzionato sia la modalità di rilascio della ricetta, che l’acquisizione della stessa da parte del paziente e/o struttura sanitaria.

Approfondiamo, allora, come funziona l’emissione ed il rilascio della ricetta medica elettronica e cosa è cambiato con la digitalizzazione in sanità.

  1. Ricetta medica elettronica o dematerializzata

È dal 1° marzo 2016, infatti, che la ricetta medica può esser emessa esclusivamente in formato elettronico, proprio in virtù del sopracitato processo di digitalizzazione in sanità che oltre alla ricetta ha messo in campo svariati servizi telematici a supporto del cittadino/paziente (sistema TS, fatturazione elettronica, fascicolo sanitario elettronico, referti online, etc) e ha semplificato il controllo sulla Spesa Pubblica Sanitaria (riduzione di sprechi e costi).

Il suo passaggio da ricetta cartacea, la classica ricetta rossa, a prescrizione elettronica è diventato un passaggio obbligato nell’automazione dei processi medico-sanitari e nella gestione dell’integrazione tra strutture, medici e pazienti.

     2.a) Ma come funziona la ricetta medica elettronica e cosa cambia per operatori e pazienti?

A differenza della ricetta cartacea, la ricetta elettronica o ricetta dematerializzata, si caratterizza per:

  • la trasmissione online dei dati al SSN (Servizio Sanitario Nazionale),
  • la sostituzione del codice a barre, della tradizionale ricetta rossa, con il numero di ricetta elettronica (NRE) che permette di identificare a livello nazionale e/o univoco una determinata prescrizione medica online e limitare l’emissione di ricette false. Il codice NRE è formato da 15 caratteri: AAA (codice della regione o della provincia autonoma in cui è stata fatta la ricetta), BB (codice alfanumerico generato in modo automatico dal sistema), C (rappresenta il lotto), DDDDDDD, (riporta il codice identificativo del lotto assegnato dal sistema), EE (numero di protocollo singolo all’interno del lotto).

Ma vediamo come funziona:

  • il medico, per eseguire la prescrizione, utilizza dei servizi/sistemi digitali integrati con il SSN (Servizio Sanitario Nazionale),
  • compila la prescrizione inserendo un NRE (numero ricetta elettronica) associato al codice fiscale del paziente ed identificativo della ricetta medica elettronica,
  • A seguito della convalida dei dati e della richiesta d’emissione della ricetta, il medico consegna al paziente un promemoria (cartaceo) contenente il numero di ricetta elettronica, il suo codice fiscale, la prescrizione ed eventuali esenzioni. Con tale promemoria, il paziente può, ad esempio, recarsi in farmacia, usufruire del servizio di consegna dei farmaci a domicilio, prenotare la visita specialistica, contattare l’ente di suo interesse, etc.

Tali misure sono state però ridefinite, a Marzo 2020 (ordinanza n.651 del 19 Marzo 2020 della Protezione Civile, Allegato 1), in virtù dell’emergenza Covid-19, che ha determinato il rilascio al paziente del NRE, e non più del promemoria cartaceo, mediante tre differenti canali: email, sms, chiamata telefonica.  Il paziente può così usufruire di una comunicazione diretta e fluida con il sistema sanitario e/o i medici, ed acquisire con più semplicità e velocità i servizi sanitari di cui necessita. Ma non solo, poiché, nel caso in cui il paziente perda l’NRE gli basterà recarsi in farmacia e/o in struttura, fornire la sua tessera sanitaria e recuperare la prescrizione d’interesse (ricordiamo, infatti, che ogni NRE è associato al codice fiscale del paziente ed è identificativo della ricetta).

La situazione descritta va a semplificarsi ancor di più nel momento in cui le strutture adottino software integrati direttamente con i servizi online messi a disposizione dall’SSN (come i software medici Doctor Manager, ad esempio) che in maniera diretta e semplice acquisiscono la ricetta e ne seguono il flusso sino a suo completamento.

Altro importante vantaggio della ricetta medica elettronica è quello di poter acquistare un farmaco in tutto il territorio nazionale, quindi anche fuori dai confini della tua Regione di residenza. La ricetta ad ogni modo ha validità mensile e può esser utilizzata esclusivamente una sola volta.

Inquinamento domestico e Gas Radon: facciamo chiarezza

Inquinamento domestico e Gas Radon: facciamo chiarezza

Se ne parla ancora poco eppure l’aria che respiriamo in casa e le insidie che può nascondere sono aspetti strettamente connessi alla vita quotidiana di ciascuno di noi.

Possono seriamente minacciare la nostra salute e quella delle persone con cui viviamo perciò è il caso di fare un po’ di chiarezza.

Inquinamento domestico. Di cosa si tratta?

Questo genere di inquinamento, definito anche“indoor”, non ha a che fare con lo smog cittadino, lo smaltimento dei rifiuti o la plastica negli oceani, bensì è riferito alla qualità dell’aria che respiriamo tutti i giorni a casa e negli ambienti chiusi dove trascorriamo la maggior parte del nostro tempo.

L’OMS ha documentato che dentro le mura domestiche, in molti casi, respiriamo un’aria fino a 7 volte più inquinata rispetto all’esterno.

Inquinamento domestico. Rischi e rimedi.

Gli elementi che contribuiscono a “sporcare” l’aria in casa possono essere molteplici: esistono agenti chimici come il benzene e la formaldeide, quelli biologici tra i quali troviamo acari, funghi, virus, batteri e muffe, infine troviamo anche agenti fisici come il gas Radon del quale parleremo in modo più approfondito fra poco.

La formaldeide ad esempio è largamente diffusa perché usata come conservante per mobili ma anche colle e siliconi, impiegati sia nei complementi d’arredo sia nelle rifiniture di tutta casa, rilasciano particelle di metalli pesanti che rimangono sospese insieme alla polvere.

Dato che parliamo di ambiente casalingo, una parte di inquinamento dell’aria è generato anche dai prodotti che comunemente usiamo per le pulizie. Esatto, siamo proprio noi che inconsapevolmente permettiamo la dispersione di elementi chimici volatili che permangono nell’aria come residui dannosi e potenzialmente cancerogeni.

Cosa possiamo fare allora per pulire in modo sicuro e avere in casa un’aria più salutare?

  • Aprire le finestre. Sono sufficienti 5 minuti per 3 volte al giorno per consentire il ricircolo di aria pulita;
  • Limitare l’uso di detergenti chimici ed evitare di bruciare incensi e candele di dubbia provenienza, preferendo invece olii essenziali, naturali e sicuri;
  • Utilizzare un aspirapolvere centralizzato. In questo video viene mostrato come l’aspirazione centralizzata sia l’unico strumento per la pulizia sicura della casa. Questo sistema, a differenza dei classici aspirapolvere, anche quelli dei marchi più famosi e pubblicizzati, consente di eliminare le micropolveri perché una volta aspirate le conduce all’esterno dell’edificio senza farle finire nuovamente nell’ambiente. Ciò avviene grazie ad una rete di tubi che è possibile progettare in fase di costruzione/ristrutturazione o aggiungere successivamente senza grandi costi o interventi invasivi.

 

Un altro aspetto dell’inquinamento indoor riguarda il Gas Radon, insidioso e pericoloso, impariamo a conoscerlo e come affrontarlo.

 

Gas Radon: cos’è e perché è importante ridurlo

Si tratta di un elemento presente in natura, in concentrazioni variabili, che si forma a causa dell’impoverimento dell’uranio contenuto nel terreno. Il radon è radioattivo anche se questo non deve spaventarci perché normalmente risale in superficie dal suolo per poi disperdersi nell’aria.

Il problema per la nostra salute sorge quando il radon entra a far parte del nostro quotidiano insediandosi come un intruso nei luoghi che frequentiamo più spesso: abitazioni, scuole, uffici, palestre. La sua forma gassosa lo rende abile nel penetrare all’interno degli edifici attraverso le intercapedini delle fondamenta mentre il suo peso, superiore a quello dell’aria, fa si che si leghi facilmente alle micropolveri depositandosi nella parte inferiore degli ambienti. In questo modo è inevitabile respiralo per chi abita all’interno, arrivando a bronchi e polmoni e il corpo, in molti casi, non riesce ad espellerlo.

Gas Radon: Il killer invisibile

La pericolosità del Radon consiste nel fatto che non ha odore, colore né sapore, è dunque praticamente impossibile accorgersi della sua presenza nell’ambiente se non attraverso appositi strumenti di misurazione. Quando la sua concentrazione in aree chiuse supera livelli significativi e non trova sfogo all’esterno per disperdersi, diventa nocivo per il benessere dell’uomo: l’OMS ci informa che il radon purtroppo si trova in tutta Italia ed è oggi la seconda causa di tumore ai polmoni.

Inquinamento indoor e gas radon: le soluzioni per combatterli

Abbiamo a disposizione numerosi accorgimenti che possiamo adottare e strumenti appositi per ridurre la pericolosità dell’inquinamento casalingo, radon incluso.

Ricapitoliamo i suggerimenti già citati e facciamo un quadro completo delle soluzioni adatte:

  • Areare bene gli ambienti: questo è sicuramente il metodo più rapido per abbassare i livelli di inquinamento domestico e gas radon;
  • Dotarsi di un aspirapolvere centralizzato, l’unico capace di eliminare le micropolveri a cui il radon si unisce. I sistemi tradizionali di aspirapolvere infatti, anche quelli di ultima generazione, sebbene dotati di filtro, non riescono a trattenere tutte le micropolveri aspirate, le quali, insieme all’aria inquinata, vengono reimmesse nell’ambiente che si sta cercando di pulire.
  • Considerare Interventi di manutenzione per isolare i locali a stretto contatto con il terreno (cantine e seminterrati), chiudere con materiali impermeabili crepe murarie e fessure che potrebbero costituire possibili accessi per il gas radon, per le infiltrazioni di umidità e la formazione di muffe;
  • Evitare di fumare all’interno dell’abitazione;
  • Ridurre l’uso di detergenti chimici e spray, sia quelli per il corpo come i deodoranti, sia quelli per la profumazione degli ambienti;
  • Lavare con cura la tappezzeria domestica che solitamente attrae come una calamita acari e polvere prestando attenzione alla pulizia di tendaggi, tappeti e tessuti.

Zanzare: come evitare le punture?

Al mondo ci sono sostanzialmente due tipi di persone fortunate. Le prime, che sono abbastanza fortunate, di solito vincono al gioco o in amore. Le seconde, molto più fortunate, non piacciono alle zanzare.

Scherzi a parte, se secondo i sondaggi le zanzare sono gli insetti più odiati dagli italiani (e comunque sono in ottima posizione anche tra le principali inimicizie negli altri Paesi del mondo) un motivo ci sarà, ed è molto semplice: per molte persone il ronzio delle zanzare è uno dei suoni più fastidiosi che esistano al mondo, e le punture sono persino peggio, dal momento che fanno male, gonfiano la pelle e spingono a grattarsi per diverso tempo, originando pomfi che in alcuni casi possono esplodere e lasciare persino delle piccole cicatrici.

Una vera tragedia, insomma, che rende le zanzare l’unico vero lato negativo della bella stagione (assieme alle file nel traffico per andare in vacanza). Il tutto senza considerare che, oltre all’enorme fastidio, le zanzare possono trasmettere anche malattie che possono diventare molto pericolose, specie se non si interviene in tempo e soprattutto se colpiscono soggetti immunodepressi.

Per pochi fortunati tutti questi problemi sono solo secondari, e consistono in appena qualche puntura durante l’anno, ma per molti individui le punture di zanzara rappresentano una vera e propria piaga esistenziale, in grado di rovinare sonno, passeggiate e cene fuori, ma anche la semplice permanenza in casa.

Ma esiste un modo per evitare questo stillicidio? Purtroppo sistemi garantiti non esistono, ma ci sono molti rimedi e tattiche che si possono adottare per cercare di ridurre questo disturbo il più possibile. Per tutti quelli che ogni estate vengono letteralmente presi d’assalto dalle zanzare, vediamo cosa si può fare per cercare di venire punti il meno possibile.

Cosa dice la scienza

Innanzitutto, se dobbiamo elaborare una strategia per sfuggire alle punture di zanzara, è opportuno conoscere a fondo il nostro nemico. Su questo fronte è la scienza a poterci dare tante informazioni preziose.

Le principali cose da sapere sulle zanzare e in particolare sulle punture sono:

  • che a pungere sono solo le femmine di zanzara, e lo fanno perché hanno bisogno delle proteine presenti nel nostro sangue (che non possono assumere nella loro normale dieta costituita principalmente da nettare) per sviluppare le uova;
  • che per deporre le uova hanno bisogno di acqua;
  • che le zanzare ci vedono poco e pertanto individuano le vittime soprattutto seguendo le tracce di anidride carbonica che esse rilasciano;
  • che le zanzare scelgono chi pungere in base a fattori come temperatura corporea più alta e odore della pelle risultante da sudore, mix di batteri e sostante presenti nel corpo.

Sulla base di queste informazioni (molte altre le trovate sul sito internet ZeroZanzare), è già possibile individuare dei comportamenti da adottare per ridurre il rischio di essere punti.

Meno zanzare, meno punture

Pura e semplice matematica. La prima cosa che si può fare per ridurre le punture è contribuire in prima persona a ridurre il numero delle zanzare. Se ognuno di noi si assicurasse di eliminare i ristagni idrici (pozzanghere, sottovasi, contenitori vari) che si creano nelle nostre piccole proprietà, le zanzare farebbero molta più fatica per trovare degli specchi d’acqua in cui deporre le loro uova, così la percentuale di essere punti da una singola zanzara diminuirebbe notevolmente.

Attenzione però, dal momento che una sola zanzara può deporre diverse decine di uova, che con le temperature estive possono compiere il ciclo e diventare esemplari adulti persino in meno di una settimana, è evidente come basta che una sola persona lasci i sottovasi a riempirsi di pioggia durante delle giornate temporalesche per compromettere l’azione di tutti suoi vicini di casa, perciò questo tipo di lotta va fatto tutti insieme, sensibilizzando chi vive nei dintorni.

Vestiti lunghi

Può sembrare un’eresia, parlando di calde giornate estive, eppure è evidente che il tessuto con cui copriamo la nostra pelle rappresenta una prima, lieve, ma in alcuni casi valida, barriera contro le punture.

Reti Zanzariere

Visto che parliamo di barriere, è il caso di spendere qualche parola su quelle nate apposta per tenere le zanzare al di là della nostra linea di trincea, che può essere la nostra casa, il nostro letto, la culla o il passeggino dove riposa il nostro bambino.

Repellente

Se con le zanzariere possiamo quasi azzerare la presenza di zanzare nelle nostre case, quando siamo all’esterno è inevitabile esporci al rischio di puntura. Per proteggerci dall’aggressione degli insetti ci sono i repellenti (spray, stick e gel) che si acquistano in negozio, realizzati in laboratorio utilizzando sostanze che allontanano le zanzare per un certo numero di ore. Per ottenere il massimo vantaggio da questi prodotti chimici, che sono molto più efficaci di quelli naturali, è importante seguire le indicazioni d’uso riportate sulla confezione del repellente. Fatto salvo dove è espressamente indicato come possibile, l’uso sui bambini è sconsigliato, in quanto la loro pelle è più delicata e potrebbe irritarsi (per altre info su come usare i repellenti cutanei potete leggere qui l’opuscolo del Ministero della Salute).

In conclusione, è difficile riuscire a piacere di meno alle zanzare, ma con questi accorgimenti riuscirete sicuramente a ridurre il numero di punture subite!

Giocattoli e sessismo: l’educazione inizia da bambini

L’educazione dei bambini passa, evidentemente, anche attraverso una serie di cliché comportamentali che sembrano, purtroppo, quasi fa parte del codice genetico umano.  I ruoli in cui la società, da sempre, identifica il maschio e la femmina tracciando un confine ideologico, vengono consegnati, forse senza una reale consapevolezza, nelle mani dei bambini attraverso i giochi a loro proposti.

Ad esempio, al maschietto si preferisce regalare il pallone da calcio, le automobiline telecomandate o i pupazzi dei supereroi; la femminuccia colleziona perlopiù bambole da vestire e svestire, trousse di makeup atossici e kit per la nail art, per iniziare a truccarsi e a decorarsi le unghie come fa la mamma. Sono giocattoli, in definitiva, che lasciano spazio solo all’imitazione degli adulti di riferimento.

Se ci soffermiamo su questo aspetto particolare, ci rendiamo conto di quanto tali giochi, apparentemente innocui, possano essere in grado di rafforzare un orientamento di genere che andrà a riflettersi sul futuro, perpetrando dei comportamenti e dei princípi stereotipati e sessisti. Pensiamo, ad esempio, non solo alla bambina che, da adulta, avrà acquisito determinati condizionamenti e atteggiamenti, ma anche al bambino che, futuro uomo, avrà interiorizzato delle aspettative rispetto alle donne con cui si andrà a relazionare. Non deve per questo essere demonizzata la bambola in sé, o il pupazzo del supereroe, quanto il fatto che il giocattolo non dovrebbe essere fisicamente tipizzato ma neutrale, utile cioè a stimolare la fantasia e le abilità innate del bambino e della bambina, e non un mezzo per la realizzazione di modelli da copiare. In caso contrario il giocattolo può, verosimilmente e sottilmente, andare a supportare una cultura discriminatoria.

Essere maschio o femmina è una caratteristica biologica determinata dai cromosomi sessuali, ma ciò che interviene a definire la mascolità e la femminilità di un individuo fa parte di convenzioni sociali costruite sulle aspettative rispetto ai comportamenti dell’uno o dell’altro genere. L’umanità ha prodotto, sin dai tempi più antichi, una serie di stereotipi evidentemente molto difficili da scardinare dove il maschio e la femmina vengono identificati in funzioni specifiche. Malgrado l’attuale contesto sociale si mostri molto sensibile al problema, il sessismo resta la discriminazione forse più subdola perché si ammanta di pregiudizi acquisiti come fatti assolutamente normali.

Le attese della società sul comportamento che un individuo, in base al suo genere sessuale, debba soddisfare possono influenzare ogni ambito relazionale: dal familiare al genitoriale, al coniugale o al professionale. Così, soltanto per citare alcuni aspetti preponderanti, alla donna vengono più facilmente attribuiti ruoli come l’accudimento della casa piuttosto che l’educazione dei figli, mentre all’uomo viene tipicamente associata la realizzazione nel campo lavorativo e la funzione di supporto finanziario alla famiglia.

Di fatto, certi stereotipi vengono continuamente confutati da una realtà che dimostra quanto non sussistano attitudini unicamente femminili o maschili. Nonostante ciò, i condizionamenti sessisti continuano a pesare sull’espressione della personalità individuale all’interno del sistema sociale. E anche i giocattoli e i giochi dei bambini fanno la loro parte, emulando questo influsso categorizzante.

Ogni vero cambiamento, per essere realizzato, dovrebbe operare partendo dalla radice del problema, ed è evidente che l’educazione delle nuove generazioni potrebbe essere un fattore determinante per la costruzione di una cultura libera da ogni stereotipo. Il riflesso del sessismo investe persino un aspetto universalmente creativo come quello ludico, e non ci si rende conto del fatto che ai bambini, così indottrinati, possa essere preclusa la chance di esprimersi pienamente e accrescere le proprie capacità.

D’altra parte non è semplice, in questo campo di estrema sensibilità, conservare una visione d’insieme dove prevalga il buon senso e non le estremizzazioni. Teniamo presente che le dinamiche che alimentano il sessismo sono molteplici, anche all’interno delle stesse famiglie i messaggi veicolati dai genitori ai bambini sono condizionati dalla cultura di massa e dagli spot pubblicitari fuorvianti. Per cui è chiaro che gli interventi di contrasto alla discriminazione di genere dovrebbero operare su più fronti, sinergicamente e gradualmente, tenendo anche conto del grado di evoluzione del contesto sociale.
Il controverso tema è oggetto di analisi e grandi dibattiti da parte degli studiosi di scienze sociali, per capire quali comportamenti siano innati nei bambini e quali, invece, siano fortemente condizionati dall’ambiente.

In ogni caso la scelta dei giocattoli sembrerebbe essere, per il loro valore educativo, un tassello importante del cambiamento e ciò richiederebbe una maggior attenzione da parte dei genitori e degli educatori in generale. Un modello virtuoso potrebbe essere la Svezia, paese da anni impegnato nell’affermazione dell’uguaglianza di genere, dove le scuole materne sono definite gender-neutral (dall’inglese, genere neutro): qui i bambini ricevono un’educazione che prescinde dal loro sesso, e i giocattoli sono neutri. Cosa significa in pratica? Che, per entrambi i generi, sono privilegiati dei giocattoli semplici, come i materiali da modellare, le costruzioni di vario tipo, i colori e i supporti per dipingere, e tutto ciò che possa promuovere principalmente lo sviluppo delle capacità cognitive e artistiche dei bambini.

Anche le bambole e i pupazzi sono neutri, quindi molto lontani dalla fisicità stereotipata della longilinea Barbie e del muscoloso Ken. Seppur timidamente, il trend generale inizia a fare qualche passo in questo senso.

Ad esempio, i giochi STEM (Science, Technology, Engineering, Math) sono stati creati per sviluppare le abilità scientifiche dei bimbi nei quattro campi che costituiscono l’acronimo del nome. E, recentemente, alcune aziende produttrici di giocattoli hanno lanciato una linea di bambole gender-neutral, dall’aspetto più vicino alla realtà variegata della nostra umanità e non vincolato a stereotipi di bellezza. Queste bambole hanno in più la caratteristica di essere intercambiabili fra loro e di poter essere trasformate indifferentemente da girl a boy, lasciando volare la fantasia e il divertimento di bambine e bambini.