Il 54% delle vendite europee nel mercato delle stufe a pellet proviene dall’Italia ma, in fatto di consumo, servono più boschi per evitare l’import.
Gli impianti di stufe a pellet hanno raggiunto, nel nostro Paese, quota tre milioni.
L’Italia resta il primo consumatore di pellet in Europa ma, per quel che riguarda la materia prima, è ancora costretta a rifornirsi all’estero per l’85% del combustibile consumato.
E’ emerso nel corso del 4° International Forum Pellet di Verona, iniziativa promossa da AIEL (Associazione Italiana Energie Agroforestali) parallelamente alla decima edizione dell’evento Progetto Fuoco, la manifestazione per eccellenza sulla filiera del riscaldamento a biomasse legnose conclusasi il 28 febbraio scorso.
Il 54% delle vendite proviene dall’Italia
Da questo evento veronese abbiamo appreso molti dati interessanti riguardo agli impianti ed al consumo di pellet nostrano.
In Italia, attualmente, sono attivi 2,7 milioni di impianti (stufe a pellet per il 96% e caldaie per il 3%), localizzati soprattutto nel Nordovest e Nordest.
Il nostro Paese detiene il 54% delle vendite europee ed il mercato italiano del pellet, in base ai dati del 2014, è al primo posto con circa 3 milioni di tonnellate annue (2,9 per l’esattezza), superando anche la Germania (2 milioni), la Francia, la Svezia e l’Austria.
Servono più boschi a disposizione
Considerando questi numeri, l’Italia rispetta gli obiettivi della Conferenza di Parigi del 2015 sui cambiamenti climatici visto che il pellet emette 10 volte meno anidride carbonica rispetto ai combustibili fossili. L’emissione di polveri sottili si riduce ancora di più (di 2-4 volte) se si usa pellet certificato anziché normale.
Per ottimizzare la gestione della materia prima e stimolare la vendita stufe a pellet, l’Italia dovrebbe dipendere meno dall’estero.
Una gestione delle risorse forestali migliorata e più boschi a disposizione sarebbero i due elementi chiave per riuscire ad avere una maggiore autonomia ed attingere direttamente dalla nostra natura ottenendo pellet di qualità anziché continuare ad importare l’85% delle risorse da Paesi come Austria, Croazia, Lituania e Francia, che sono i quattro principali fornitori.
Un miglior sfruttamento della riserva boschiva per una maggiore autonomia
E’ nel Nordest dell’Italia che si produce più pellet perché è in questa porzione del nostro Paese che si concentrano le aziende impegnate nella lavorazione di legno vergine.
Il pellet certificato ENplus è il massimo della qualità ecosostenibile: la relativa produzione è in crescita e, in Italia, passerà dalle 130.000 tonnellate registrate nel 2015 a 140.000 previste per quest’anno. Questo incremento sarà dovuto alla costruzione di due nuovi impianti in Trentino Alto Adige e Molise.
Una buona notizia per il mercato delle stufe a pellet, ma bisogna fare di più: serviranno nuovi impianti per oltrepassare almeno il 15% della domanda italiana (385.000 tonnellate di pellet, certificato o meno).
Serve anche una politica più attenta che miri ad un miglior sfruttamento della riserva boschiva per rendere, almeno in questo senso, l’Italia più indipendente dai Paesi fornitori.