La sfida della sostenibilità nel packaging farmaceutico

In un contesto economico e sociale come quello in cui stiamo vivendo, l’attenzione verso l’ambiente sta rivestendo un ruolo sempre più centrale. Numerose sono le azioni che i Governi stanno mettendo in atto per raggiungere i 17 obiettivi di sviluppo sostenibile OSS (Sustainable Development Goals SDGs) previsti dall’Agenda 2030 sottoscritta da tutti gli Stati membri dell’ONU. In particolare l’obiettivo 12 “Garantire modelli di consumo e produzione sostenibili” promuove un modello di consumo e di produzione sostenibile. Fra le altre cose, vengono chiamate in causa le imprese, che dovranno essere spronate a una gestione aziendale sostenibile.

Sulla stessa strada si è mossa l’UE dal 2019 con il Green Deal. Gli Stati europei hanno sottoscritto un piano strategico per contrastare il cambiamento climatico e il surriscaldamento globale, tramite l’adozione di misure specifiche, con l’obiettivo di azzerare le emissioni di gas serra in UE entro il 2050. Tra le varie azioni previste ci sono il sostegno all’industria attraverso l’innovazione e la realizzazione di prodotti di uso comune con un minor impatto ambientale.

Se questi processi coinvolgono tutte le aziende, il mondo farmaceutico è chiamato a una sfida più ardua, poiché dovrà trovare il giusto compromesso tra le esigenze di salute e sicurezza, richieste dalle autorità del settore, e le esigenze dei consumatori.

Le sfide del packaging farmaceutico

Se il confezionamento, in generale, deve riuscire ad essere attraente e memorabile per il consumatore, rispondendo a esigenze innanzitutto estetiche, per il packaging farmaceutico al primo posto devono esserci la salute e la sicurezza dei cittadini, e solo secondariamente vanno rispettate le logiche del marketing sanitario.

Il packaging farmaceutico deve essere in grado di proteggere i prodotti da fattori esterni come umidità, temperatura, luce, ossigeno e altri contaminanti, per preservare l’integrità e la funzionalità del prodotto, ma deve anche svolgere un ruolo di protezione nei confronti del paziente. Ad esempio, il packaging primario deve essere child resistant, ma anche essere in grado di prevenire l’accesso a sostanze potenzialmente dannose o tossiche a persone diverse dal paziente.

A complicare ulteriormente lo scenario, c’è la contraffazione dei farmaci, un mercato che negli Stati Uniti vale oltre 200 miliardi di dollari e cresce del 20% all’anno. I produttori di packaging farmaceutico, di conseguenza, devono trovare nuove strategie e soluzioni adatte a prevenire la contraffazione e assicurare la tracciabilità del farmaco in tutta la filiera.

Infine, la più grande sfida riguarda la sostenibilità del packaging farmaceutico. Molti dei materiali impiegati e combinati, come polimeri plastici, vetro, carta, cartone e metalli, vengono utilizzati per garantire i requisiti di salute e sicurezza, ma dall’altra parte presentano caratteristiche critiche dal punto di vista della riciclabilità e quindi della sostenibilità. Secondo i dati del report From Pollution to Solution di UNEP, oltre 300 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica vengono generati ogni anno, di questi solo il 9% viene riciclato. Approssimativamente il 36% della plastica prodotta viene usata in prodotti monouso, inclusi quelli dedicati a cibo e bevande. La pandemia da Covid-19 ha incrementato il problema, specie in ambito medico e farmaceutico: secondo la Global analysis of health care waste in the context of COVID-19 dell’OMS sono stati commercializzati oltre 140 milioni di tamponi, per 2.600 tonnellate di rifiuti non infettivi (principalmente plastica) e 731.000 litri di rifiuti chimici. A questo contesto, emerso in un momento emergenziale, si aggiunge il fatto che di norma i farmaci difficilmente seguono il ciclo tradizionale del riciclo dei rifiuti, poiché esiste l’obbligo di conferimento in appositi contenitori per contaminanti, che di fatto li escludono dalla catena del riciclo.

Come possono essere affrontate queste sfide?

Sostenibilità e packaging farmaceutico

Per evitare la sovrapproduzione di materiali di scarto in ambito farmaceutico è indispensabile partire dalle basi. La sostenibilità del packaging farmaceutico per Bormioli Pharma, e per gli altri produttori di packaging farmaceutico, è al centro di tutti i progetti di sviluppo, in quanto è ormai lampante quanto questo tema sia centrale per rendere la commercializzazione di farmaci etica dal punto di vista ambientale.

Ciò significa fare un grande lavoro di Ricerca & Sviluppo, in maniera da individuare materiali ecocompatibili, ma che rientrino nelle caratteristiche indispensabili di salute e sicurezza indicate dalle norme di settore. Il tema è talmente fondamentale per i produttori packaging farmaceutico, che alcuni di essi, come Bormioli Pharma, hanno attuato un approccio scientifico, volto a dimostrare la sicurezza dei nuovi packaging sostenibili e, di conseguenza, favorire la loro adozione da parte dell’industria farmaceutica.

Anche la fase di progettazione può essere ottimizzata, grazie alla stampa 3D, infatti, è possibile creare dei modelli realistici, riducendo notevolmente gli scarti di produzione e le emissioni di carbonio rispetto ai test tradizionali.

Altro importante impatto sulla sostenibilità del packaging farmaceutico deriva dall’integrazione di informazioni chiave direttamente sull’imballaggio secondario, evitando un ulteriore spreco di carta in fasi successive. L’impiego di etichette ecosostenibili contribuisce ulteriormente al processo. Allo stesso modo, l’implementazione dei QR code su flaconi, contenitori e blister permette sia ai pazienti di accedere facilmente e rapidamente alle informazioni riguardanti il farmaco, sia di porre rimedio alla falsificazione dei farmaci, di cui sopra.

Materiali e sostenibilità del packaging farmaceutico

In tutto ciò, l’accento principale va posto sui materiali impiegati per produrre il packaging farmaceutico. La logica principale da scardinare riguarda il monouso, che andrebbe limitato all’indispensabile. Le aziende produttrici di packaging farmaceutico stanno investendo per individuare materiali a base biologica e rinnovabili.

Ad esempio, il PET riciclato, l’HDPE riciclato e il PLA, un materiale compostabile derivante dall’amido di mais. Il Green PE è un polietilene bio-based ricavato dalla materia prima rinnovabile ottenuta dalla canna da zucchero ed è in fase di sperimentazione la produzione di blister in questo materiale, la cui principale peculiarità è la biodegradabilità in soli 10 anni.

Anche l’alluminio – detto anche green metal – rappresenta una grande opportunità, poiché costituisce un’ottima barriera protettiva, ma allo stesso tempo il riciclaggio dell’alluminio consente un risparmio energetico del 95% rispetto alla produzione dalle materie prime e può essere riciclato praticamente all’infinito.

Altro processo virtuoso è la produzione di flaconi in vetro e in plastica ricavati dal riciclo di materiali provenienti da filiera esterna certificata per utilizzo farmaceutico. Infine, da annoverare anche il riutilizzo di elementi di scarto, come cullet di vetro ed emissioni di CO2.

Si tratta, ovviamente, di processi lunghi e onerosi per le aziende, ma necessari affinché un settore complesso come quello farmaceutico, riesca a rispondere alle esigenze ambientali che ormai non possono più essere sottovalutate.