Video presentazione aziendale: perché è importante

Articolo scritto con la collaborazione di Giuseppe Galliano

La creazione di un video di presentazione aziendale è un’ottima strategia per promuovere la tua attività e raggiungere nuovi clienti. In questo articolo, esploreremo i motivi per cui la creazione di un video è così importante e come può aiutare la tua attività a crescere.

Perché è importante creare un video per presentarsi

Attraverso un breve filmato potrai illustrare le attività, i prodotti e i servizi offerti dalla tua attività. Questi filmati vengono utilizzati per promuovere la tua attività sui social media, sul tuo sito web e su altri canali online. La creazione di un prodotto visivo di presentazione aziendale richiede tempo e risorse, ma il risultato finale può essere molto efficace.

Aumenta l’engagement degli utenti

I corti sono un formato molto popolare sui social media e sul web in generale. Vengono visualizzati di più rispetto ad altri tipi di contenuti, e gli utenti sono più propensi ad interagire. Creare un filmato di presentazione può aumentare l’engagement dei tuoi utenti e aiutare a promuovere la tua attività.

Aiuta a comunicare il tuo messaggio

Un filmato è un’ottima opportunità per comunicare il tuo messaggio in modo efficace. Puoi utilizzare la presentazione per illustrare le attività, i prodotti e i servizi offerti dalla tua attività, e per spiegare perché la tua attività è unica e diversa dalle altre. In questo modo, i tuoi utenti possono capire meglio il valore che la tua attività può offrire.

Mostra la tua attività in modo professionale

La creazione di un prodotto visivo può aiutare a mostrare la tua attività in modo professionale e di alta qualità. Un filmato ben realizzato può essere un ottimo modo per far vedere ai tuoi utenti che sei un’attività seria e affidabile, che si prende cura dei propri clienti e che offre prodotti e servizi di alta qualità.

Raggiunge nuovi clienti

Una presenza video può aiutare a raggiungere nuovi clienti e ad espandere la tua base di utenti. Puoi utilizzare il film sui social media, sul tuo sito web e su altri canali online per promuovere la tua attività e attirare nuovi clienti. In questo modo, puoi aumentare la visibilità della tua attività e raggiungere un pubblico più ampio.

Migliora la tua presenza online

La creazione di un filmato aziendale può aiutare a migliorare la tua presenza online e a farti notare dai motori di ricerca. Sono un tipo di contenuto molto popolare sui motori di ricerca, e possono aumentare la visibilità della tua attività sui risultati di ricerca. I video possono aiutare a migliorare il tempo di permanenza degli utenti sul tuo sito web, il che può avere un impatto positivo sul posizionamento.

Aiuta a distinguersi dalla concorrenza

La creazione di audiovisivi aziendali può aiutare la tua attività a distinguersi dalla concorrenza. Un prodotto ben realizzato può mostrare ai tuoi utenti perché la tua attività è unica e diversa dalle altre, e può aiutare a creare un’immagine positiva della tua attività nella mente dei tuoi utenti.

Utilizzare attori

L’utilizzo di attori per la presentazione aziendale ha alcuni vantaggi.

Vantaggi

Gli attori professionisti hanno una vasta gamma di abilità e tecniche per comunicare efficacemente un messaggio. Sanno come utilizzare la gestualità, l’intonazione della voce e l’espressione facciale per creare un impatto duraturo sullo spettatore. Essi sono in grado di rappresentare situazioni e scenari che potrebbero essere difficili da ricreare con il personale reale.

Altro vantaggio dell’utilizzo di attori è la possibilità di personalizzare il video in base ai propri obiettivi. Gli attori possono essere scelti in base all’età, al sesso, all’etnia e ad altre caratteristiche specifiche per creare un’immagine dell’azienda che rispecchia il proprio brand e il proprio pubblico di riferimento. L’impiego di attori può anche garantire una maggiore qualità del video, grazie alla professionalità e all’esperienza degli interpreti.

Svantaggi

Tuttavia, ci sono anche alcuni svantaggi nell’utilizzo di attori per la presentazione aziendale. Il costo può essere elevato, soprattutto se si desidera una grande produzione con più attori e location. Gli attori potrebbero non essere in grado di rappresentare in modo autentico l’azienda e i suoi valori, a meno che non siano stati adeguatamente formati sulla cultura e sulla mission dell’azienda stessa. L’utilizzo di attori potrebbe essere percepito come poco sincero, in quanto gli spettatori potrebbero pensare che l’azienda stia cercando di nascondere qualcosa dietro la rappresentazione di attori professionisti.

Utilizzare il personale dipendente per la presentazione aziendale

L’utilizzo del personale per la presentazione aziendale ha alcuni vantaggi diversi.

Vantaggi

Esso è già a conoscenza della cultura e dei valori dell’azienda, e quindi può rappresentarli in modo autentico e sincero. Utilizzando il personale, l’azienda può dimostrare l’importanza che dà ai propri dipendenti, offrendo loro l’opportunità di diventare protagonisti della presentazione.

Un altro vantaggio dell’utilizzo di dipendenti è il costo inferiore rispetto agli attori professionisti. L’utilizzo del personale può contribuire a creare un senso di vicinanza con gli spettatori, in quanto questi possono vedere volti familiari e sentirsi più vicini all’azienda. Ovviamente utilizzando i dipendenti l’azienda può dimostrare la propria trasparenza e autenticità, eliminando ogni dubbio sulle motivazioni dell’azienda.

Svantaggi

Il personale potrebbe non avere le stesse abilità degli attori professionisti, e quindi il video potrebbe risultare meno coinvolgente e professionale. I dipendenti potrebbero sentirsi a disagio o nervosi durante le riprese, il che potrebbe compromettere la qualità del video. Infine potrebbe limitare la personalizzazione del video, in quanto non tutti i dipendenti potrebbero essere idonei a rappresentare l’immagine dell’azienda.

Cosa fa il revisore contabile?

Il revisore contabile è un professionista a tutto tondo, esperto sia in materia contabile che legislativa che viene chiamato dalle aziende per verificare la corretta del bilancio. Con questa breve guida cercheremo di spiegare quando è essenziale la figura del revisore contabile in azienda, come trovare un bravo revisore contabile e quali sono i benefici tangibili, che si traducono in un guadagno, quando le analisi si chiudono in attivo in passivo.

Che differenza c’è tra il revisore e il commercialista?

La sua funzione non è da confondere con quella del commercialista: mentre il primo si occupa di redigere i conti dell’azienda il secondo si occupa di verificare che la predisposizione del bilancio sia correttamente eseguita. Questa sua doppia veste (contabile e legale) gli permette di stilare un parere sullo stato di salute di un’azienda e di accertare che la stessa sia conforme alle norme stabilite dalla legge.

Chi dovrebbe rivolgersi ad un revisore?

Chiunque sia proprietario di un’azienda, anche di piccole dimensioni, dovrebbe pensare di valutare l’assunzione di un revisore legale dei conti: da un’approfondita analisi del bilancio possono essere tratti importanti osservazioni sui punti di forza e sui punti deboli dello stato aziendale e mettere in atto gli adeguati miglioramenti necessari per migliorare la contabilità e, di conseguenza, il successo della tua azienda.

Sembra chiaro, da quanto esposto, che l’attività di un revisore contabile non può essere improvvisata: sono necessarie non solo un’adeguata conoscenza in materia ma anche un’appropriata esperienza per effettuare un lavoro in maniera corretta e approfondita.

Cosa fa nello specifico il revisore contabile?

Abbiamo visto, a grandi linee, quali sono le competenze di un revisore contabile. Vediamo nel dettaglio quali sono le attività di un revisore dei conti:

– analisi del bilancio: per prima cosa il revisore analizza il bilancio aziendale e verifica che questo sia conforme alle norme legislative
– parere sullo stato di salute dell’azienda: alla fine del suo lavoro stila un parere sullo stato dell’azienda
– consulenza sull’ottimizzazione e sul potenziamento aziendale: evidenzia gli eventuali punti critici o i punti dove potrebbero essere operati degli opportuni miglioramenti

Come abbiamo avuto modo di accennare l’attività di un revisore contabile non solo assicura all’azienda una correttezza dei propri conti (anche a servizio di controlli successivi operati dallo Stato o da soggetti terzi) ma aiuta proprietà, consiglio di amministrazione e investitori ad assumere le corrette deliberazioni per migliorare lo stato di salute dell’azienda. Indica i settori dove è consigliato operare nuovi investimenti e segnala i settori in cui è necessario intervenire per scongiurare rischi futuri.

Il sito revisore.it è un grado di offrire alle aziende il supporto di revisori contabili di comprovata esperienza per garantire il massimo supporto sia alle aziende che sono obbligate alla revisione contabile sia alle aziende che scelgono autonomamente questo servizio di consulenza.

Quali sono gli esiti di una revisione contabile?

A seguito della revisione del bilancio il professionista redige un documento finale di analisi che può avere diversi esiti (a seconda dello stato di salute dei conti aziendali):

 

  • Analisi senza rilievi: l’azienda è sana e i conti sono confermi alle norme legislative in vigore
  • Analisi con rilievi: l’analisi è positiva ma sono state evidenziate alcune anomalie che è necessario chiarire;
  • Analisi negativa: il bilancio presentato non rispetta la normativa
  • Impossibilità a procedere: ci sono degli eventi specifici che impediscono al revisore di svolgere il compito assegnato.

 

Per chi è obbligatoria la revisione contabile?

Secondo la normativa attualmente in vigore le società di capitali hanno l’obbligo di una revisione contabile eseguita da una società esterna iscritta al registro dei revisori contabili.

L’obbligo di una revisione contabile scatta inoltre quando, per due bilanci consecutivi, viene superato almeno uno dei seguenti parametri:

 

  • ricavi superiori ai 4.000.000
  • attivo patrimoniale superiore ai 4.000.000
  • piè di 20 dipendenti occupati in media nell’esercizio

Quando per due annualità consecutive si conferma una di queste tre voci (anche diversificate) scatta l’obbligo di una revisione contabile esterna.

C’è da ricordare però che, anche in assenza di obbligo, una revisione contabile del bilancio aziendale è sempre consigliata: vi mette al riparo da successivi problemi e vi fornisce un’analisi accurata sullo stato di salute aziendale per permettervi sia di intervenire per tempo in caso di problemi sia di operare gli opportuni miglioramenti per la crescita della tua azienda.

revisore.it è a disposizione di tutti coloro che vogliano avere maggiori informazioni sule attività di Revisione legale dei conti, Due Diligence e sulla rendicontazione dei Progetti finanziati. Visita il sito e compila la form con i tuoi dati per essere ricontattato da un revisore per una prima consulenza gratuita e senza impegno.

 

Registrare un marchio in Italia: cosa sapere

Il marchio è il segno distintivo della propria attività. Registrarlo, in Italia, permette di godere dell’uso esclusivo ed è indice di prestigio per l’azienda.

Visitando siti web specializzati come https://www.registrareunmarchio.it/ è possibile entrare in contatto con professionisti del settore, i quali possono fornire tutta l’assistenza necessarie per registrare correttamente il proprio marchio all’UIBM (l’Ufficio Italiano Brevetti e Marchi).

Registrare un marchio: come fare e costi

Un marchio può essere registrato presentando domanda presso gli sportelli della Camera di Commercio o mediante procedura online.

Indipendentemente dal metodo scelto, è necessario inviare:

  • dati anagrafici
  • caratteristiche del marchio.

Oltre che pagare la marca da bollo e la tassa di registrazione.

Una volta inviata la richiesta è necessario aspettare alcuni mesi prima che il marchio venga effettivamente registrato.

L’ufficio preposto infatti deve occuparsi di tutta una serie di controlli volti a verificare la legittimità della richiesta. Il marchio infatti deve rispettare i principi di originalità, novità e liceità.

Quanto costa registrare il marchio in Italia e nel mondo

Registrare un marchio in Italia comporta una spesa data dal versamento delle tasse, dalla marca da bollo e dai costi di segreteria. Il marchio inoltre può essere registrato anche in uno o più dei 27 stati dell’UE (Marchio Europeo) e a livello internazionale (Marchio Internazionale).

Vediamo in dettaglio i costi:

In Italia

È prevista una tassa di registrazione (101 euro) più 34 euro per la classe merceologica, più 42 euro per la marca da bollo. Quest’ultima è di 16 euro nel caso si presenti la domanda di persona. Tuttavia, bisogna aggiungere 40 euro per i diritti di segreteria.

In Europa

L’ente preposto è il EUIPO. Presentando domanda online I costi sono di 850 euro e comprendono una classe merceologica. Aggiungere una seconda classe implica una spesa di ulteriori 50 euro.

Registrare il marchio per 3 o più classi implica un ulteriore spesa di 150 euro per ogni classe aggiuntiva alla seconda. I costi sono molto simili anche presentando domanda di persona, recandosi quindi agli sportelli preposti e situati ad Alicante. La tassa di registrazione, in questo caso è di 1.000 euro.

Nel mondo

Esternamente ai confini UE bisogna rivolgersi all’OMPI. In questo caso i costi variano a seconda del paese scelto per la registrazione del marchio.

Inoltre, bisogna considerare alcune tasse fisse di 532 euro in caso di marchio composto da sole lettere, e di 736 euro in caso di marchio figurato.

Iter burocratico

Registrare un marchio in Italia o in Europa prevede un iter burocratico molto simile.

Bisogna presentare la documentazione richiesta e dimostrare che il marchio rispetti i requisiti di novità, originalità e liceità.

Tutte le procedure sono riportate sulle pagine ufficiali dell’UIMB e dell’EUIPO. Simile risulta l’iter anche nel caso di registrazione presso l’OMPI. All’organizzazione appartengono i 97 paesi che hanno sottoscritto l’accordo di Madrid.

Tecniche di fidelizzazione del cliente: strategie, esempi e metriche utili

Affinché una azienda cresca e si sviluppi al meglio, deve, non solo ovviamente acquisire nuovi clienti, ma anche, e soprattutto, fidelizzare quelli già esistenti. Tra i più grandi errori che un’azienda può commettere vi è infatti proprio quello di concentrarsi solo ed esclusivamente sull’acquisizione di nuova clientela. Niente di più sbagliato. La fidelizzazione è difatti una parte altrettanto fondamentale.

In termini di marketing, si definisce “fidelizzazione del cliente”, il processo mediante cui si continua a coinvolgere acquirenti già esistenti,per far si che acquisti beni e/o servizi di quel dato marchio, in modo regolare e costante nel tempo. Il cliente diviene dunque fedele. Va da sé che un cliente fedele può, attraverso un semplice passaparola, portare nuovi acquirenti, spesso facenti parte della sua stretta cerchia, come amici e parenti.

Ovviamente alla base della fidelizzazione ci sono tecniche strategiche ben precise e, dietro queste, misurazioni ed osservazioni di marketing.

Misurazioni di fidelizzazione del cliente

Per poter mettere in campo le tecniche di fidelizzazione più consone, occorre averne una misurazione.
Le misure di fidelizzazione forniscono informazioni su quanto quella data azienda è in grado di continuare a soddisfare le esigenze di un cliente nel tempo, trasformandole quindi in attività continuativa.

Naturalmente, i criteri attraverso cui si andrà a misurare la fidelizzazione, varieranno in base al tipo di azienda ed al settore di appartenenza. Ad esempio, un’agenzia di viaggi, dovrà misurare la fidelizzazione a lungo termine giacché gli individui, e dunque i clienti, lo faranno prevalentemente in alcuni periodi dell’anno. Discorso inverso invece per la ristorazione ed alcuni marchi e-commerce. In genere infatti, proprio questi ultimi, tendono a misurare la fidelizzazione quotidiana dei clienti. Questo permette loro di cogliere ogni singola fluttuazione.

Ad ogni modo, le tecniche per misurare la fidelizzazione sono molteplici. In linea di massima, tutte sono costituite da modelli matematici molto semplici. Tra queste tecniche, la principale è indubbiamente rappresentata dal cosiddetto “tasso di fidelizzazione”. Tale misura è molto semplice da effettuare, ma è anche tra le più importanti a livello di marketing.
Il tuo tasso di fidelizzazione dei clienti misura la percentuale degli acquirenti già esistenti, che continuano a fare affari con quella data azienda in un determinato periodo di tempo.

Di pari passo con questo indicatore, vi è il “tasso di abbandono”. Questo però, sarà dato, come suggerisce il nome, dalla percentuale di clienti che hanno smesso di comprare da quella data azienda in un determinato periodo di tempo. Naturalmente, un lieve tasso di abbandono è sempre presente, in ogni impresa. Impossibile vedere un tasso di abbandono pari allo 0%. Tuttavia, le tecniche di fidelizzazione faranno si che questo rimanga circoscritto ed inferiore al 5-7%. Una volta superato tale valore infatti, sarà tempo di esaminare i motivi per cui ci sono più clienti che abbandonano rispetto a quelli entranti.

Vi è poi il “tasso di restituzione del prodotto” ossia la percentuale delle unità totali vendute che però sono state rispedite indietro. In questo caso, le tecniche di fidelizzazione andranno a diminuirlo, fino a ridurlo il più possibile intorno allo 0%. Ovviamente, anche in questo caso, bisognerà comunque indagare sui motivi di tale innalzamento, ad esempio, controllando se il prodotto venduto sia di natura scadente.

Infine, ma non per ultimo giacché le misurazioni possibili sono davvero innumerevoli, troviamo il Net Promoter Score (NPS). Questo punteggio va a misurare la soddisfazione del cliente in proporzione alla probabilità che quest’ultimo raccomandi l’azienda ad altri.

Strategie di fidelizzazione

Una volta eseguite le opportune misurazioni, si deve naturalmente migliorare la fidelizzazione in modo concreto. A questo proposito esistono tecniche di fidelizzazioni efficaci e strategiche da poter mettere in campo.

Digitando semplicemente sui motori di ricerca web “tecniche fidelizzazione dei clienti”, verranno mostrati dozzine e dozzine di elenchi su come migliorarla. In linea di massima però, tutte le tecniche strategiche di fidelizzazione sono concentrate su 3 obiettivi: migliorare l’esperienza del cliente in quella data azienda, capire perché abbandona, proporre soluzioni ad hoc per farlo sentire parte integrante di quella impresa.

Tra le varie tecniche di fidelizzazione strategica troviamo sicuramente il sollecitare il cliente ad un feedback. Attraverso richieste di recensioni, sondaggi e test di breve durata, è possibile scoprire pregi e difetti dell’azienda. Un questionario ben fatto, è facilmente leggibile ed affronta 3 chiare e semplici domande: Qual’è la probabilità che il cliente consigli l’azienda ad altri, quella che acquisti nuovamente e l’eventualità con cui proverà nuovi prodotti. Ad ogni domanda è possibile rispondere solo con una scala di gradimento. Questo rende il sondaggio di facile compilazione e dunque immediato. La scelta della scala è ovviamente a discrezione dell’azienda, ma molte ne usano una a 6 risposte che vanno da “sicuramente si” a ” assolutamente no”. Tale tecnica di fidelizzazione fa leva sul fatto che, quando i clienti percepiscono che l’azienda apprezza il loro feedback ed i loro consigli, anteponendo il tutto al puro profitto, tenderanno a rimanervi con più motivazione.

Un’altra tecnica di fidelizzazione riguarda il mantenere un calendario di comunicazione con il cliente, per esempio inviando una newsletter aziendale. La newsletter può essere giornaliera, settimanale o mensile. Oppure, sempre per conservare un contatto diretto, l’azienda può agire migliorando il servizio clienti, tipo riducendone i tempi di risposta e dunque rendendo più semplice anche la risoluzione degli eventuali problemi dei consumatori.

Molto importanti per la fidelizzazione vi sono anche i programmi fedeltà. Tali programmi, utilizzando le metriche di fidelizzazione per misurare la fedeltà dei clienti, avranno il compito di mantenere questi ultimi, attraverso allettanti incentivi. Offrire, per esempio, un premio a sorpresa, uno sconto od un campione gratuito, stimoleranno l’acquirente a comprare di nuovo ed a fare passaparola, ampliando così l’organico aziendale.

Conclusioni

Le tecniche di fidelizzazione dei clienti sono fondamentali per la buona crescita di una data azienda. Perdere di vista la soddisfazione del cliente che era già presente infatti, porterà al suo abbandono, e con lui molti altri. Tali strategie permetteranno non solo di mantenerlo, ma anche di aumentare la sua soddisfazione e dunque le vendite.

Ma credete davvero che Coca Cola valga più di Apple?

La classifica annuale di Interbrand dei brand di più alto valore al mondo indica al primo posto Coca Cola, seguita da IBM, Microsoft, Google, GE, McDonald’s, Intel e solo all’ottavo posto Apple.

Non sono addentro ai dettagli con cui è fatto il calcolo, ma la cosa non mi quadra.

Che cos’è il valore di una marca, in che modo l’interesse e l’emozione del pubblico nei suoi confronti si traducono in valore economico e finanziario?

Provo a dare una risposta, e spiego perché la classifica Interbrand non mi convince…

Il valore economico di un brand dipende dalla percezione e dalle aspettative positive che suscita nel pubblico, e dalla probabile maggiore efficacia delle azioni di marketing promosse, con l’aiuto della sua notorietà/reputazione rispetto ad azioni simili che non ne beneficino. Esistono molte agenzie che hanno i loro metodi di “brand valuation”, generalmente basati su diverse ipotesi relative ai fatturati e profitti che si potranno generare in futuro grazie a quel brand.

La moda segue il trend di apprezzamento statistico?

Facciamo un esempio ancora più concreto, andando dritto al punto. Come nella classifica dei trend 2017, abbiamo un trend positivo per una certa marca, ma a parte gli addetti ai lavori è davvero la percezione generale?

Siamo di fronte nuovamente a un conflitto di brand stilata e brand percepita. Difficile da spiegare ma non impossibile.

Il brand oltre il cuore

Le aspettative sul valore futuro non guidano solo i metodi di valutazione dei brand, infatti il valore in borsa delle azioni delle imprese che stanno dietro a questi brand dipende anch’esso dalle percezioni e dalle aspettative di analisti e investitori, (che sono anch’essi pubblico), su quello che il brand/azienda farà domani e che ne migliorerà i risultati economici.

E’ l’aspettativa di valore futuro che rende un’azione desiderabile da parte del mercato, e che quindi ne fa aumentare il prezzo.

Il valore delle azioni e il valore economico del brand dipendono quindi da fattori molto simili. E vediamo allora se usando un parametro legato al valore in borsa delle azioni delle aziende/brand, la classifica di valore ottenuta è coerente con quella di Interbrand.

Usiamo il rapporto tra la il valore totale delle azioni (market capitalization, legato al valore percepito dell’azienda/brand) e il suo patrimonio totale a bilancio (cioè il suo valore materiale).

Quanto più grande sarà il rapporto tra valore percepito e valore materiale tanto più alto dovrebbe essere il valore della marca. La classifica fatta in questo modo ha un ordine molto diverso da quella Interbrand.

Eccola qui sotto, confrontata con quella di Interbrand e con quella di BrandZ (Millward Brown), che è molto più simile.

 

Market cap su assetClassifica MC/AClassifica InterbrandClassifica BrandZ
Coca Cola2,05516
IBM1,83723
Microsoft2,4435
Google2,88242
GE0,218510
McDonald’s2,81364
Intel1,986758
Apple4,71181

 

 

Come si vede la classifica è simile, ma non uguale.

Anche perché un brand che passa dal 1° posto al 6° è un salto notevole, non si parla di qualche punto percentuale ma di una discesa totale dal trono.

 

Stessa cosa per intel, addirittura piazzata tra le prime 10 mentre per BrandZ fuori da tutto ciò che conto, può giusto vantarsi di essere in una TOP100 charts. Ma sicuramente i manager della società californiana non lavorano per entrare solo tra le primo cento aziende a livello di brand.

 

Importante in questi anni, l’asceso di altre aziende come TikTok, Facebook ad esempio che si sono piazzate sicuramente tra le prime posizioni in termini di percezione, ed in alcuni casi, anche di fatturato.

Ufficio: meglio comprare o in affitto?

Se, per la tua attività lavorativa, inizialmente poteva bastarti lo studio di casa, ora senti la necessità di organizzarti in un ufficio. Meglio comprare o prenderlo in affitto? Qual è la soluzione migliore? Dovrai valutare alcuni fattori per trovare la risposta a questa domanda.

Sia affittare sia comprare un appartamento ad uso ufficio comporta vantaggi e svantaggi a seconda dei casi.

Il noleggio in co-working potrebbe essere un’ottima ed economica soluzione per chi cerca uno spazio limitato, una singola postazione. La tua attività, però, richiede un ufficio vero e proprio quindi escludi a priori il noleggio. Hai bisogno di un appartamento con più stanze ed una sala riunioni. Di conseguenza, le chance sono due: affitto o acquisto. Con l’aiuto di Casafin, agenzia immobiliare specializzata nella compravendita di immobili ad uso commerciale e una vasta conoscenza per quanto riguarda le soluzioni di uffici in affitto a Modena, vedremo, in base alla nostre esigenze, se la soluzioni migliore potrebbe essere l’acquisto o la locazione.

 

Ufficio: meglio comprare o in affitto? Dipende…

Prendere in affitto un ufficio ti permette di non investire un budget importante né di richiedere un mutuo. L’affitto è l’unica via percorribile per chi non ha sufficiente liquidità né la possibilità di richiedere un mutuo, ma sono anche altri i motivi che spingono a scegliere questa soluzione.

Spesso, si tratta di una scelta temporanea per varie incognite: l’attività è stata appena avviata e non si conoscono le possibilità di successo oppure la sede definitiva non è ancora stata decisa.

Chi, al contrario, opta per l’acquisto lo fa perché ha il budget giusto, i presupposti per richiedere un mutuo o le idee chiare. Cerca una soluzione definitiva nel lungo termine, Sa che acquistare un immobile significa, comunque sia, investire nel mattone, pagare per un bene che resterà di proprietà.

 

Ufficio: quando e perché comprare

Lo sai bene anche tu: comprare un immobile è un grosso impegno, specie se bisogna richiedere un mutuo che vincola per anni.

La molla che ti spinge a comprare si basa su un’idea semplice: un immobile è un buon investimento, rimarrà di tua proprietà, potresti in futuro anche rivenderlo o affittarlo trasformandolo in un’interessante fonte di guadagno.

Rifletti. Stai facendo la cosa giusta?

 

Devi avere almeno un paio di certezze:

  • risparmi da parte che ti permettano di onorare la rate del mutuo (considerando eventuali imprevisti). Confronta diverse proposte e scegli il mutuo con le condizioni più convenienti (tassi vantaggiosi, rata sostenibile);
  • la scelta di un immobile perfetto sapendo con certezza che la tua attività non cambierà sede per diverso tempo.

 

E’ possibile acquistare un ufficio in totale sicurezza partecipando ad un’asta giudiziaria online. Il sistema online evita spostamenti e quindi trasferte, spese di viaggio. Il prezzo base delle aste giudiziarie è sempre super vantaggioso per chi riesce ad aggiudicarsi un immobile di proprietà di una società fallita.

 

Quando conviene affittare e quando no

Affittare un ufficio è la scelta meno impegnativa di molti, di chiunque preferisca avere meno vincoli della proprietà.

Rappresenta la soluzione migliore, anzi l’unica, se si è impossibilitati ad investire una cifra importante, se oltre a non avere abbastanza liquidità non si hanno i requisiti per richiedere un mutuo. L’affitto è l’inevitabile e flessibile chance anche per chi ha appena avviato un’attività e non sa come andrà oppure per chi potrebbe cambiare città e sede.

Lo svantaggio è pagare con il classico meccanismo del ‘vuoto a perdere’: pagare per non ritrovarsi alcun bene immobile di proprietà.

Perchè il packaging rientra tra le strategie di marketing? Ecco la spiegazione

In che modo packaging e marketing sono correlati tra loro? Cosa c’entra l’involucro di un prodotto con le sue strategie di vendita? L’argomento è molto vasto ma noi cercheremo di semplificarlo per riflettere sull’importanza dell’involucro esterno di un prodotto. Il punto è che nel marketing l’apparenza conta molto più di quanto potremmo pensare perché tutti noi acquistiamo prima con gli occhi e poi con il cervello. Forse non lo sapevi ma il supermercato è la perfetta trasposizione di tutte le logiche, le teorie e le definizioni che trovi in un libro di marketing. La regione deriva dal fatto che ogni prodotto è posizionato secondo un preciso ordine e che il packaging è fondamentale per generare vendite. Vediamo il perché.

Funzione del packaging

Il packaging svolge una doppia funzione per cui protegge il prodotto contenuto al suo interno e informa il consumatore su cosa c’è dietro l’incarto e quali sono le informazioni di consumo. Quindi la sua utilità sembra abbastanza ovvia e scontata. Tuttavia c’è una ragione se alcuni prodotti di marchi diversi hanno packaging simili o se in un supermercato trovi il tuo prodotto preferito in alto o in basso rispetto alla disposizione degli scaffali. Il packaging svolge anche una funzione estetica che si interfaccia con il concetto della “awareness”, ovvero della riconoscibilità. Inoltre se questo è particolarmente curato e studiato è in grado di attrarre le persone rispetto a tantissimi altri prodotti simili.

L’involucro comunica i valori dell’azienda

Quando un’azienda decide di piazzare un prodotto sul mercato, quindi, si assicura di scegliere un fornitore valido per i suoi imballaggi ma ingaggerà esperti di grafica e di comunicazione per comunicare, interessare e vendere. Questi professionisti lavoreranno per produrre una disposizione di colori e informazioni tali da rendere subito chiaro al consumatore cosa c’è dentro l’involucro ma non solo. Difatti le strategie applicate al packaging mirano a rendere il prodotto accattivante e desiderabile, spronando l’attenzione delle persone e solleticando la loro voglia di comprarlo. Il tutto avviene attraverso l’impiego di sofisticate tecniche di comunicazione visiva

Fronte e retro: quale conta di più?

L’aspetto comunicativo di un packaging, ovviamente, comprende sia il fronte che il retro. Tuttavia quella che è definita “retropack” assume molta più importanza oggi rispetto ad alcuni anni fa. È per questo che molte aziende curano in modo attento il retro mostrando al consumatore tutti i buoni motivi per cui, acquistando quel prodotto, hanno fatto una buona scelta. Sul retro dei packaging trovi infatti concorsi, riferimenti a siti web e social, curiosità, ricette e modo d’uso oltre alle qualità del brand che hai scelto. Questo aspetto della comunicazione sta vivendo un periodo di grande fortuna ed interesse per cui le aziende investono sempre più in packaging certificati, attenti all’ambiente e alla salute dei consumatori. Si tratta di un aspetto fondamentale anche perché il mercato è saturo per qualsiasi categoria merceologica e, quindi, per distinguersi occorre puntare tutto sul marketing, sulla comunicazione e sulla reale qualità di produzione e marchio.

Aprire un negozio di sigarette elettroniche online: quali passi fare

Il boom dei negozi di sigarette elettroniche è scoppiato nel 2012, e dopo di che è stato seguito da una regolamentazione molto severa che ha portato alcune attività a chiudere. A prescindere dalla diatriba sulla sicurezza o meno delle e-cig, ancora oggi aprire un negozio (magari online) di sigarette elettroniche può comportare ottime possibilità di business e di vantaggi: sono milioni nel mondo, e molte in Italia, le persone che hanno optato per questa soluzione per limitare i danni alla salute e cambiare modo di assumere nicotina. Molte le persone che acquistano online, in modo facile, veloce, sicuro: e spesso anche avendo la possibilità di risparmiare e di fare acquisti comodamente, senza muoversi da casa.

Se quindi volete aprire un sigarette elettroniche online, e un e-commerce di conseguenza, sappiate che sono tanti i punti positivi di una simile scelta.

Infatti un e-commerce è una soluzione più economica rispetto ad un negozio fisico, che rende più palpabile il sogno dell’imprenditoria a tutti.

Aprire un negozio online di sigarette elettroniche e magari diventare degli e-commerce affermati come il noto smo-kingshop.it è un sogno che è alla portata di tutti.

Ma come si apre un negozio online di sigarette elettroniche, cosa si può vendere e che cosa no? Bisogna conoscere le leggi per muoversi con sicurezza in questo mondo.

 Cosa sapere sulla legge sulle sigarette elettroniche

La legge sulle sigarette elettroniche impedisce di vendere prodotti con nicotina sui negozi online. Di conseguenza, non è possibile per un e-commerce vendere gli e-liquid online. Ci vuole quindi un negozio con abilitazione – e fisico – per vendere e-liquid.

Una legge del 2019 ha infatti introdotto l’obbligo di un deposito fiscale autorizzato per la vendita di liquidi online, ma ha anche abbassato le tasse, rendendo quindi più agevole la loro vendita. Ci son quindi nuove opportunità per chi vende sigarette elettroniche online, a patto di saperle sfruttare. Ma non importa: un e-commerce di sigarette elettroniche può comunque vendere le sigarette elettroniche e anche tutti i componenti elettronici che possono essere utili per svapare.

 Come aprire il negozio online e quali sono i suoi vantaggi

Per aprire un negozio di sigarette elettroniche online bisogna comunque tenere conto di spese necessarie.

Bisogna implementare un e-commerce, e si ha quindi bisogno di un team esperto nella creazione di siti ad hoc, utili per poter creare un’attività perfetta per le proprie esigenze.

Non solo: serve anche un fornitore che sia affidabile, per seguire al meglio non solo la fase della vendita, ma anche quella post vendita (resi, cambi e via dicendo). Anche per un negozio online di sigarette elettroniche serve un posto dove stoccare la merce, per poterla conservare in modo sicuro. Basta anche un piccolo magazzino.

I costi per avviare un e-commerce di sigarette elettroniche sono più limitati di quelli necessari per un negozio fisico. Il sito costa dai 2-3mila euro in su, più l’acquisto della merce ed il servizio di spedizioni che deve essere molto efficiente per garantire la soddisfazione del cliente. Insomma, un e-commerce di sigarette elettroniche può comportare diversi vantaggi, anche rispetto al classico negozio fisico: nel complesso ci sono sicuramente meno costi da affrontare come quelli dell’affitto e dell’idoneità del locale, c’è anche una maggiore facilità di avvio del mestiere, maggiore semplicità. Tuttavia non bisogna sottovalutare la responsabilità di questo business, sia nel garantire un ottimo servizio ai clienti, sia nel rispettare tutte le normative necessarie comprese quelle fiscali (vi consigliamo di rivolgervi ad un commercialista per conoscere meglio come regolarizzare la posizione fiscale se intendete aprire un negozio online per la vendita di sigarette elettroniche).