I 10 prodotti dimagranti efficaci e veloci

I prodotti dimagranti sono efficaci?

Gli integratori utili per ottenere il dimagrimento, per essere veramente efficaci, devono essere abbinati ad una buona alimentazione e all’esercizio fisico. Più rigorosa è la nostra dieta, meno avremo bisogno di aggiungere prodotti ed esercizio fisico.

Esistono diversi tipi di prodotti, ma i più efficaci sono quei prodotti che hanno un effetto saziante . Di solito devono essere assunti con acqua e quindi amplificare la loro efficacia. Una volta che otteniamo un apporto calorico inferiore e aumentiamo il loro dispendio con l’esercizio e il tessuto muscolare, iniziamo a notare rapidamente gli effetti.

Qual è il prodotto più efficace per perdere peso?

L’efficacia dei prodotti dipende da ogni persona, ma è più un pacchetto di scorte, cibo e prodotti che una singola opzione.

Il nostro prodotto preferito per perdere peso dovrebbe saziarci fino alla prossima poppata, quindi deve contenere una quantità sufficiente di proteine. Inoltre, deve avere una digestione abbastanza facile e veloce da permetterci di svolgere attività fisica.

Pertanto, non abbiamo altra scelta da provare fino a quando non otteniamo i migliori risultati, anticipando che un possibile ristagno può essere risolto con un cambiamento nella nostra routine o alimenti complementari.

I migliori prodotti naturali per la perdita di peso

Nella lista dei migliori prodotti naturali per la perdita di peso non possono mancare questi 10 che vi mostriamo di seguito, che sono anche i più gettonati. Ricorda che affinché funzionino, o meglio, in modo da non subire un effetto rebound non appena smetti di ingerirli, la cosa più sicura è trattarli come integratori alimentari. Con questo, una volta ridotto il suo apporto o cambiato il prodotto, il corpo non aumenterà di volume né subirà modifiche considerevoli.

Pillole dietetiche naturali senza effetto rebound

Le pillole dimagranti sono le più utilizzate da tutti coloro che sono in questo processo di cambiamento. Funzionano come importanti diluenti bruciagrassi se dosati come indicato.

  • Lipograsil shock 15 giorni. Integratore alimentare pensato per le persone che vogliono perdere qualche chilo in modo tempestivo o che vogliono iniziare una dieta e hanno bisogno di una motivazione in più. Offre un effetto detox che disintossica gli eccessi e il grasso accumulato.
  • Aspolvit Slim. Capsule vegetali che funzionano come bruciagrassi. È uno dei trattamenti di punta durante il periodo di dimagrimento, che può essere assunto da chiunque abbia intolleranza al glutine o al lattosio.
  • Carciofo con finocchio Ynsadiet . Combinazione di rimedi naturali che permette di sintetizzare bene il cibo e aiuta ad eliminare tossine e grassi in modo più semplice.
  • Ritenzione idrica H2O. Il suo estratto di tè verde, asparagi o ananas lo rendono l’integratore preferito da chi vuole ridurre notevolmente il proprio volume. Non solo aiuta a perdere peso, ma riduce anche l’infiammazione in alcune parti del corpo colpite dai liquidi.

Rimedi naturali per perdere peso velocemente

I rimedi naturali per dimagrire sono i più consigliati dai nutrizionisti per i loro molteplici benefici per la salute, e non solo per dimagrire.

  • Garcinia Cambogia. La Garcinia Cambogia è una pianta medicinale dall’aspetto molto simile a quello della zucca, che possiede una moltitudine di proprietà curative e benefici per la salute. È un perfetto complemento alle diete per perdere peso velocemente perché riduce la sensazione di fame.
  • Ynsadiet caffè verde. È l’integratore bruciagrassi naturale termogenico per eccellenza dei famosi, oltre a tutti quegli imprenditori che spesso mangiano fuori casa. Queste capsule provengono da chicchi di caffè non tostati e riducono l’assorbimento di grassi e carboidrati.
  • Infusione di OB8. È l’infuso che favorisce una digestione meno pesante e che offre l’effetto diuretico necessario per perdere peso velocemente, eliminando i liquidi ritenuti. Si può addolcire con miele o zucchero.

Altri integratori alimentari per la perdita di peso

Questi altri integratori alimentari hanno molte caratteristiche interessanti come aumentare il metabolismo o favorire la depurazione del sistema.

  • Librato. La sua funzione si esercita a livello intestinale, formando un gel che favorisce la riduzione del tasso di assorbimento dei carboidrati. Agisce come un soppressore dell’appetito che è molto utile in caso di sovrappeso o aumento della circonferenza addominale, tra gli altri.
  • Drenox Nutriox . Sciroppo che svolge una profonda purificazione dell’organismo grazie al carciofo e al tarassaco che lo compongono. Tutto ciò lo rende un potente antiossidante che mantiene rigenerate le cellule del corpo.
  • Biscotti Fibro Prugna. Non tutto doveva essere capsule, abbiamo anche contemplato questi biscotti che forniscono una percentuale equilibrata di fibre alla dieta. Questo passaggio è importante per le persone che vogliono restare in linea, velocizzando il passaggio del cibo attraverso lo stomaco e l’intestino.

Dieta saziante: come dimagrire senza morire di fame

Sicuramente ti sarai chiesto più di una volta come perdere peso senza morire di fame. Ed è che aver saziato lo stomaco sembra una delle principali sfide che devono essere superate, anche prima di entrare in palestra. Esistono molte diete che rafforzano l’assunzione di alcuni prodotti e diminuiscono quella di altri, come la dieta keto o molte altre, ma la più consigliata per raggiungere questo obiettivo è la dieta saziante.

La dieta saziante è semplice da spiegare e semplice da iniziare, ma all’inizio richiede uno sforzo minimo da parte della persona che la pratica finché il corpo non si abitua. Devi tenere a mente che il primo passo per ridurre l’appetito tra i pasti è consumare cinque pasti al giorno, tre dei quali più forti, soprattutto nel caso della colazione. Quindi, dovrai solo includere nella tua pianificazione cibi ricchi di proteine ​​e fibre, mantenendo un equilibrio tra queste, verdure e carboidrati.

 

Ci sono alcuni trucchi per ingannare lo stomaco, come mangiare pezzi grandi ma ipocalorici, in modo che ottengano quella sensazione di pienezza. È importante optare per prodotti senza battere o schiacciare, poiché sono meno riempitivi. Puoi anche masticare una gomma tra i pasti per controllare la tua fame e, naturalmente, bere molta acqua non solo per idratarti, ma anche per riempire lo stomaco.

Una volta che si assume di dover mantenere una dieta sana e la si mette in pratica, sorge la domanda su come eliminare l’ansia di mangiare. Ti consigliamo di inserire ogni giorno qualche manciata di frutta secca come arachidi o mandorle e noci crude. E includi anche datteri e fino a quattro once di cioccolato fondente nella tua settimana per bilanciare il tuo umore nel corso della dieta. Includere queste gustose ricompense ti aiuterà anche a non rinunciare alla sfida di perdere peso.

Cuscino tra le gambe: i suoi benefici e come usarlo

Per alcune persone il sonno è un momento sacro al quale davvero non è possibile rinunciare, mentre per altri invece si tratta solo di un bisogno che si è obbligati a considerare così da avere le energie sufficienti per svolgere tutte le attività desiderate durante il corso della giornata. In entrambi i casi, oltre alla quantità di ore trascorse a letto è anche importante la qualità del sonno.

Insomma, quanto si dorme, come si dorme e in che posizione si dorme.

Certamente ognuno avrà una posizione preferita, ma secondo gli esperti oltre il 40% delle persone preferisce addormentarsi posizionandosi su un fianco e con le gambe leggermente rannicchiate, nella classica posizione fetale. La ragione principale sembrerebbe il desiderio di sentirsi protetti – soprattutto in un momento di vulnerabilità come quando ci si abbandona al sonno – eppure i benefici di addormentarsi così sono ben più rilevanti in quanto hanno a che fare con la nostra salute.

Dormire su un lato aiuta a prevenire il mal di schiena, come confermato in questo articolo, e, qualora se ne soffrisse già, diventa utile per limitarne il fastidio. Inoltre, risulta essere la posizione più indicata per le persone in età avanzata, ovvero per tutti coloro che a causa di acciacchi o spasmi sono soliti svegliarsi con maggiore frequenza durante notte.

Ma non solo. Assumendo questa posizione si ha anche la possibilità di utilizzare un comodo cuscino da posizionare tra le gambe, una sorta di guanciale che consente di assumere una postura corretta che ci assicurerà di svegliarci rilassati e senza il rischio di avvertire nel corso della giornata qualche spiacevole dolore alla schiena o agli arti inferiori, dal momento la funzionalità del cuscino agisce sia sulle gambe che sulla colonna vertebrale.

Nello specifico i benefici di dormire con un cuscino ortopedico tra le gambe riguardano:

  • Ridurre lo stress sulle articolazioni e, di conseguenza, è uno dei modi di prevenire i dolori articolari, come altri visti sul nostro sito;
  • Limitare l’effetto sfregamento delle ginocchia, fastidioso soprattutto in estate;
  • In gravidanza facilita la respirazione e migliora la circolazione evitando di generare compressione sugli organi interni e sul feto;
  • Ancora in gravidanza, aiuta a ridurre il problema delle gambe gonfie.

Volendo invece considerare le caratteristiche che deve avere un buon cuscino per svolgere al meglio la sua funzione, ricordiamo che i migliori sul mercato sono quelli realizzati in memory foam. Vediamo perché.

  • È sempre meglio prediligere i cuscini realizzati in memory foam, ovvero in schiuma di poliuretano e additivi chimici, in quanto non sono né troppo rigidi né troppo soffici, ma conferiscono al materiale la capacità di regolare la propria densità strutturale presentandosi morbidi al tatto, resistenti e in grado di accogliere il peso senza deformarsi.
  • In questo modo è più facile prediligere i tessuti freschi e traspiranti che possono essere facilmente lavati in lavatrice e non comportano il rischio di allergie.
  • Oltre all’elasticità un cuscino memory foam facilita l’assunzione di una posizione lineare della colonna vertebrale, recando beneficio anche alle spalle e alle ginocchia e permettendoci di svegliarci rilassati.
  • Anche il rischio di dolori nell’area lombare è ridotta, come ad esempio le lombo sciatalgie, grazie alla sua capacità di distribuire il peso della persona in maniera uniforme durante il sonno senza fare alcuna pressione e migliorando il comfort del sonno.
  • Alcuni modelli sono provvisti di una fascia che può essere applicata in modo da far aderire ulteriormente il cuscino a una delle due gambe e tenerlo fermo durante la notte in modo che la stabilità aiuti anche a tenere una postura corretta.

Infine, rimandando in tema riposo e salute, è importante ricordare altri suggerimenti di medici e fisioterapisti riguardo l’importanza di avere una corretta postura durante il sonno e non sottovalutare i danni che –in caso contrario – potremmo provocarci alle articolazioni, alla circolazione, alla respirazione e all’umore.

Oltre all’uso di un cuscino ortopedico da posizionare stabilmente tra le gambe, i 5 consigli degli specialisti dicono che:

  • È preferibile non dormire a pancia sotto in quanto è una posizione che rende più difficoltosa la respirazione e provoca dolori al collo.
  • Se si dorme sulla schiena è preferibile riporre un cuscino al di sotto delle gambe in modo da scaricare e decomprimere la colonna vertebrale dando sollievo alle articolazioni.
  • Evitare di dormire rannicchiati causando la presenza di tensioni nella zona del collo e della schiena. Che si usi o no il cuscino tra le gambe, quando si dorme sul lato è importante assicurarsi di avere la testa allineata al resto del corpo, le ginocchia leggermente piegate ma non troppo alte al petto e il mento rivolto verso il basso così da tenere il collo allungato e rilassato.
  • Ricordasi sempre di scegliere il cuscino giusto. Mai troppo gonfio o troppo sottile, doppio solo in caso di necessità per agevolare la respirazione, ed è importante che indipendentemente dalle dimensioni riesca a supportare tutta la linea del collo accogliendo la testa e dandole il supporto necessario.

Fisioterapia dopo intervento per rottura legamento crociato anteriore

Molti giovani sportivi sono vittime di infortuni al legamento crociato anteriore. Allo stato attuale, per questa categoria di persone, l’approccio chirurgico sembra essere l’unica opzione possibile per un pieno recupero della funzionalità del ginocchio.

Vediamo ora, più da vicino, come si articola la riabilitazione post-operatoria del legamento crociato anteriore.

Il percorso riabilitativo post-operatorio

La riabilitazione post-operatoria è delicata, impegnativa e può durare dai 6 mesi fino ad un anno, in relazione alle aspettative del paziente, ai danni riportati nel corso dell’infortunio, alla tipologia di ricostruzione ed alle pregresse condizioni del soggetto.

La fisioterapia dopo l’intervento per rottura del legamento crociato anteriore si propone di tagliare i seguenti traguardi. Sicuramente al primo posto c’è quello di ridurre il dolore articolare e il gonfiore.

  • Controllo di dolore ed edema
  • Pieno recupero della mobilità del ginocchio
  • Recupero della forza muscolare
  • Ripristino della propriocezione
  • Recupero della deambulazione senza l’ausilio di presidi
  • Ritorno alla quotidianità ed all’attività sportiva

La fisioterapia post-operatoria consta, per la precisione, di tre distinte fasi e di diversi esercizi svolti, talvolta, con l’ausilio di strumentazione dedicata.

La prima fase del percorso riabilitativo

La prima fase ha inizio nei giorni immediatamente successivi all’intervento chirurgico. A circa 48 ore dall’operazione si rimuovono, per prima cosa, i drenaggi. Il fisioterapista lavora, quindi, per consentire al paziente di recuperare la funzionalità del ginocchio.

Gli obiettivi da raggiungere tra il terzo ed il quattordicesimo giorno sono:

  • Controllo della sintomatologia dolorosa conseguente all’intervento
  • Riduzione di gonfiore ed infiammazione
  • Ottimizzazione della mobilità di ginocchio e rotula
  • Recupero completo dell’estensione del ginocchio
  • Recupero parziale della flessione del ginocchio
  • Recupero progressivo della forza del quadricipite femorale
  • Deambulazione con iniziale ausilio di stampelle canadesi

I trattamenti strumentali usati in questa prima fase sono molteplici e tra questi figurano la tecarterapia, la laserterapia e gli ultrasuoni per ridurre dolore, gonfiore ed infiammazione del ginocchio. Seguono esercizi di mobilizzazione passiva e pratiche da ripetersi anche tra le mura domestiche.

Dal quindicesimo giorno, il fisioterapista si propone di:

  • Minimizzare gli stati infiammatori
  • Regolarizzare la mobilità di ginocchio e rotula
  • Recuperare la forza con esercizi in piedi e da seduti
  • Ripristinare la capacità di equilibrio
  • Recuperare la capacità di deambulare senza stampelle
  • Aiutare il paziente a tornare a pedalare sulla cyclette

La seconda fase del percorso riabilitativo

Questa fase è volta al pieno recupero della capacità funzionale del ginocchio al fine di consentire al paziente di riprendere, almeno in parte, la propria routine quotidiana. Il fisioterapista si concentra sul lavoro muscolare ed abbandona, parzialmente, l’utilizzo di macchine.

Gli atleti tornano, inoltre, ad allenarsi in modo graduale grazie al lavoro congiunto di fisioterapista, preparatore atletico ed ortopedico di fiducia.

In questa fase, la riabilitazione si svolge prettamente in palestra ed il soggetto inizia, inoltre, a correre. Gli esercizi sono isometrici ed isotonici, mentre altri sono in piedi ed a corpo libero.

La terza fase del percorso riabilitativo

Questa fase chiude il percorso di riabilitazione: il paziente riprende le proprie attività quotidiane e l’atleta può finalmente tornare in campo per inserire il ginocchio in un corretto schema motorio.

Il soggetto, al termine della terza fase, possiede:

  • Completa mobilità
  • Capacità di equilibrio e coordinazione in situazioni dinamiche non stabili
  • Pari forza in corrispondenza di entrambi gli arti inferiori

Si può iniziare la fisioterapia prima dell’intervento al ginocchio?

Come anche specificato in questo approfondimento sulla riabilitazione dopo rottura del legamento crociato, iniziare il trattamento fisioterapico per il rafforzamento dei muscoli ancor prima di subire l’intervento, è spesso consigliato.

Questo perché una gamba tonica, riuscirà a recuperare meglio e in tempi più brevi rispetto ad una che ha perso il tono muscolare.

Per gli atleti agonistici vogliono tornare ad allenarsi e a gareggiare il prima possibile, questo è un aspetto è di fondamentale importanza.

L’isocinetica per il recupero dall’infortunio

Come accennato prima, per gli atleti che fanno sport a livello agonistico è fondamentale poter recuperare dall’infortunio al ginocchio causato dalla lesione al legamento crociato, nel minor tempo possibile ed evitare problemi futuri alla stessa articolazione.

Le migliori strutture di fisioterapia a questo scopo, mettono a disposizione la macchina isocinetica, un dispositivo progettato proprio a questo scopo.

Si tratta di un macchinario collegato ad un computer che permette di valutare, trattare e riallenare la muscolatura e le articolazioni a seguito di un trauma per arrivare al massimo recupero funzionale.

La riabilitazione con la macchina isocinetica favorisce il recupero totale da interventi al legamento crociato anteriore del ginocchio, tenoraffia del tendine d’achille (il caso di Leonardo Spinazzola agli Europei) e in generale di tutto l’arto inferiore.

Inoltre, permette di fare dei test (test isocinetici) per valutare l’avanzamento della riabilitazione e della rieducazione del ginocchio fornendo informazioni che consentono di allenare in maniera ottimale la muscolatura, accorciando molto i tempi di recupero.

Grazie all’isocinetica ci sono stati atleti tornati all’attività sportiva, dopo l’intervento al crociato anteriore, dopo soli 5 mesi.

I risultati ottenuti dai test isocinetici, permettono di portare a termine il percorso riabilitativo riducendo ai minimi termini il pericolo di subire ricadute. Questi stessi test, se ripetuti periodicamente nel corso degli anni dall’atleta, permette di monitorare lo stato della muscolatura del ginocchio, permettendo così di programmare, ove necessario, dei richiami per mantenere il tono ottimale raggiunto al termine della riabilitazione.

Come preservare la fertilità prima della menopausa precoce

Per quelle donne che lottano per concepire o vanno incontro a una menopausa precoce, l’approccio migliore è contattare uno specialista in Preservazione della fertilità.

Mia madre ha avuto la menopausa precoce. Dovrei essere preoccupata?

La menopausa è una funzione naturale che ha inizio quando una donna comincia a verificare cambiamenti nel suo ciclo mestruale.

I periodi possono essere più brevi con flusso minimo o durare più a lungo e produrre un flusso pesante.

Man mano che la menopausa progredisce e i livelli ormonali oscillano, avvertirai altri sintomi, in particolare:

  • vampate di calore
  • insonnia
  • sudorazione notturna
  • affaticamento

Età della menopausa

Mentre questi sintomi possono durare fino a 10 anni, i segni ormonali della menopausa generalmente durano alcuni anni e, in genere, iniziano quando una donna si trova tra la metà e la fine dei 40 anni.

La maggior parte delle donne inizia la menopausa tra i 45 ei 55 anni, con un’età media che si aggira intorno ai 52 anni. Per alcune donne la menopausa colpisce prima dei 45 anni e si parla di menopausa precoce.

E ci sono alcune donne che soffrono di menopausa prematura che si verifica prima dei 40 anni. Ogni volta che si verifica la menopausa, sappi che la riserva ovarica è notevolmente diminuita e che una gravidanza naturale, per chiunque abbia una menopausa precoce o prematura, è estremamente improbabile.

Quando arriverà la menopausa?

La tua biologia e la tua storia familiare offrono le informazioni più attendibili sull’inizio previsto della tua menopausa. Sebbene non sia scolpito nella pietra, l’età in cui tua madre è entrata in menopausa, fornisce una stima di quando capiterà anche a te.

Secondo uno studio, le donne la cui madre, sorella, zia o nonna hanno avuto un inizio precoce della menopausa (prima dei 46 anni) hanno un rischio maggiore (+37,5%) di entrare in menopausa precocemente. C’è un rischio ancora maggiore per quelle donne che hanno avuto una parente diretta che è andata in menopausa prima dei 40 anni.

La menopausa precoce significa che non posso avere un bambino?

La menopausa precoce influisce sulla fertilità. Il periodo che precede la menopausa, noto come peri menopausa, dura in media circa quattro anni, ma può durare da pochi mesi a diversi anni.

Durante questo periodo i tuoi ormoni sono fluttuanti e, sebbene l’ovulazione sia in corso, le tue uova sono diminuite in quantità e qualità. Man mano che questa transizione progredisce, le tue possibilità di concepimento naturale sono significativamente ridotte.

Come per la maggior parte delle regole, anche per il concepimento in menopausa, c’è l’eccezione. Il concepimento naturale e la gravidanza si verificano, in alcuni rari casi, casi fino alla diagnosi di menopausa (la diagnosi si ha dopo 12 mesi consecutivi senza ciclo mestruale).

Segnali di menopausa precoce

Ci sono segnali e sintomi che dovresti conoscere se sospetti di poter andare in menopausa presto.

Sono gli stessi sintomi che indicano la menopausa anche nelle donne anziane:

  • Sanguinamento abbondante (più del solito)
  • Cicli mestruali più lunghi
  • spotting tra i periodi
  • periodi mancati

Questi segnali sono alcuni indicatori del fatto che ti stai avvicinando alla menopausa.

Altri sintomi indicatori:

  • Sbalzi d’umore
  • Vampate di calore
  • Insonnia
  • Sudorazioni notturne
  • Secchezza vaginale
  • Perdita o diminuzione della libido
  • Perdita di controllo della vescica

Per coloro la cui madre, sorella, zia o nonna siano andate in menopausa precoce e hanno dubbi sulla propria fertilità, esistono test per misurare i livelli ormonali e stimare quanto si sia vicine alla menopausa.

L’ormone anti-mulleriano (AMH) è un modo comprovato che i medici usano per identificare la tua riserva ovarica.

I tuoi livelli di AMH sono correlati al numero di uova che hai in riserva.

Se il tuo AMH misura nell’intervallo normale probabilmente hai un numero sufficiente di uova. Quando i livelli di AMH iniziano a diminuire, diminuisce anche la riserva ovarica, indicando che la menopausa si sta avvicinando o è già presente.

Gli estrogeni diminuiscono con l’avvicinarsi della menopausa quindi, misurare i livelli di estrogeni, può essere un’indicazione di dove ti trovi nella scala cronologica della menopausa.

Questo anche se, durante il periodo di transizione, il risultato potrebbe non essere totalmente affidabile.

I livelli di ormone follicolo-stimolante (FSH) aumentano con l’avvicinarsi della menopausa.

L’FSH, insieme ad altre misurazioni ormonali, può suggerire che la menopausa si stia avvicinando, sebbene i livelli non prevedano esattamente quando accadrà.

Le misurazioni dell’ormone stimolante della tiroide non possono confermare una diagnosi di menopausa precoce. Spesso le persone confondono l’ipotiroidismo con la menopausa poiché i sintomi sono molto simili.

Endometriosi in Menopausa

La menopausa è già, di per sé, invalidante per alcune donne ma, per alcune di loro questa situazione viene associata anche all’endometriosi. I sintomi di endometriosi in menopausa interferiscono con la capacità lavorativa della donna, la sfera riproduttiva e relazionale, fino a modificare il rapporto con il proprio partner.

Il trattamento della fertilità può aiutare il concepimento

Sebbene la menopausa precoce non sia reversibile, esiste un trattamento a disposizione delle donne colpite da questa diagnosi, per portare a termine una gravidanza.

La fecondazione in vitro svolge un ruolo importante nell’aiutare le donne in menopausa precoce, o in peri menopausa, a raggiungere il concepimento.

A seconda di quanto sei vicina alla menopausa, puoi usare i tuoi ovuli o, in caso contrario, il tuo medico può suggerire un’ovodonazione come opzione praticabile.

Se sai già che la menopausa precoce è uno scenario probabile ma non sei ancora pronta per iniziare ad avere una famiglia, puoi scegliere di congelare gli ovuli per una futura fecondazione in vitro.

Il processo di congelamento degli ovociti sta diventando sempre più diffuso ed è un modo sicuro per preservare la tua fertilità.

Diete “low carb”, cosa sono e come funzionano

Le diete “low carb” quelle, cioè, che introducono pochissimi carboidrati – hanno una serie di vantaggi, a cominciare, naturalmente, dal favorire una rapida perdita di peso.

Sono, inoltre, in grado anche di contrastare forme infiammatorie dell’organismo e di tenere sotto controllo il valore della glicemia.

  • Le caratteristiche delle diete “low carb”

Nel descrivere le diete “low carb” si deve partire dal fatto che questo tipo di regime alimentare ha un  limita o esclude quasi del tutto i carboidrati, quindi non sono consentiti pane, pasta, la frutta, i legumi e ogni tipo di prodotto dolce.

La percentuale di carboidrati in un qualsiasi altro trend alimentare è invece, piuttosto alta, visto che si parla da un quantitativo che corrisponde a circa il 55% e che può arrivare fino al 70%. Nelle diete “low carb” questa percentuale si riduce drasticamente, i carboidrati vengono sostituiti da grassi e proteine, che sono assunti in quantità diverse a secondo del tipo di dieta.

Nella dieta chetogenica si assume una maggiore quantità di grassi e per questo viene detta anche dieta “high fat“. In altre tipologie di diete “low carb“, invece si assume una grande quantità di proteine e, allora, sono dette diete “high protein” e tra queste la più famosa e conosciuta è la dieta Dukan, le più note sono la dieta dukan di 7 giorni e la dieta dukan dei 21 giorni. Scopriamo allora qualcosa in più su queste due tipologie di diete “low carb” a effetto rapido.

  • La dieta Dukan

Questa dieta “low carb” prende il nome da Pierre Dukan – il medico francese che l’ha ideata – e privilegia l’assunzione di proteine, ma non è solo questo che la caratterizza. Si divide in 4 fasi: attacco,crociera, consolidamento e stabilizzazione (per maggiori approfondimenti leggi https://www.dietadukan.it/dimagrire-con-il-metodo-dukan/i-principi-di-base/le-4-fasi-della-dieta-dukan) .

Nell’ideare questo regime alimentare, Dukan, infatti, è partito dal presupposto che non si debba limitare la quantià di alimenti assunti, quindi nella sua dieta si può mangiare senza limiti tutto quello che è concesso.

Per quel che riguarda la sicurezza della dieta dal punto di vista della salute, Dukan la garantisce sottolineando che con questo tipo di alimentazione, in pratica, si torna alla dieta naturale e sana degli uomini primitivi.

La dieta Dukan consente, come già detto, prevalentemente proteine, pochi grassi e solo ortaggi, eliminando le patate, per un totale di 100 alimenti consentiti. Attualmente ne esistono due versioni: quella che fa riferimento al primo schema originario e la dieta Dukan dei 7 giorni.

Il vecchio schema funziona seguendo la famose 4 fasi che iniziano con quella di attacco. E’ una fase che può durare da 2 a 7 giorni, in cui vengono concessi solo 72 alimenti che forniscono esclusivamente proteine e durante questo periodo di tempo è garantita una perdita di peso che va da 1,5 fino a 4 kg.

Nella seconda fase, alle proteine giià consentite si aggiungono 28 verdure e la promessa è quella di perdere una media di 1 kg a settimana.

Nella fase di consolidamento, la terza, si integrano alcuni alimenti che prima erano vietati e cioè frutta, pane, formaggio, farinacei. Il peso che può essere perso in questa fase è di circa 1 kg ogni 10 giorni.

L’ultima fase è quella della stabilizzazione: sono consentiti tutti gli alimenti, però i cucchiai di crusca da assumere ogni giorno arrivano a 3, mentre nelle altre fasi oscillavano tra 1 e 2,5 cucchiai al giorno.

  • Dieta Dukan dei 7 giorni: come funziona

La dieta Dukan dei 7 giorni propone invece un nuovo schema alimentare, sicuramente molto più semplificato, che Pierre Dukan ha creato per permettere di ottenere un dimagrimento importante senza fare rinunce esagerate e in tempi davvero molto brevi.

Questo nuovo schema è rivolto principalmente a chi ha poco peso da perdere e, appunto, vuole farlo velocemente e, inoltre, ha anche il vantaggio di vedere inseriti alimenti che nella vecchia formula erano, invece, proibiti.

La dieta Dukan dei 7 giorni funziona in questo modo: in ogni giorno della settimana si segue una fase con determinati alimenti consentiti.

Il lunedì¬ si inizia con la fase, cosiddetta, di mini attacco e gli alimenti consentiti sono crusca d’avena e proteine magre.

Il martedi si aggiungono le verdure, tranne quelle che contengono amido.

Il mercoledì si aggiunge la frutta, ma solo mele, pere, anguria, pesche ma non banane.

Il giovedì vede tornare il pane sulla tavola, che però deve essere solo integrale o semi-integrale.

Il venerdì si aggiunge il formaggio. Il sabato si aggiungono legumi e pasta, riso, patate.

La domenica, infine,è  la giornata di assoluta libertà alimentare.

Va sottolineato che, oltre a questo schema da seguire, la dieta Dukan dei 7 giorni prevede anche obbligatoriamente almeno mezz’ora di camminata da fare ogni giorno e che per la domenica è consigliato aumentarla fino ad un’ora. Solo in questo modo si arriva al risultato agognato: dimagrire senza fare troppe rinunce e vedendo scendere l’ago della bilancia in modo super rapido.

  • La dieta chetogenica dei 21 giorni

La dieta chetogenica dei 21 giorni è una dieta “low carb” molto seguita e famosa. Si basa sull’eliminazione quasi completa dei carboidrati e sull’assunzione di grassi in grande quantità, consentendo di ottenere un dimagrimento veloce, ma anche di guadagnare molto dal punto di vista energetico. Seguendo il menù della dieta chetogenica, in quella che è la sua prima fase, quindi mangiando solo proteine e vegetali, si arrivano a perdere anche 5 chilogrammi  in meno di 2 settimane. 

Il menù della dieta chetogenica dei 21 giorni si basa sull’assunzione di carne, pesce, ortaggi, frutta secca, latticini, uova, olio evo per condire, olio di cocco per cucinare. Per quanto riguarda la frutta, è ammessa solo quella che contiene poco zucchero, quindi via libera, ad esempio, ai frutti di bosco.

Tra gli alimenti vietati, invece, ci sono cereali, patate, legumi, tutti i tipi di prodotti confezionati e che, quindi, contengono zuccheri in grande quantità, comprese bibite, biscotti, caramelle. La dieta chetogenica dei 21 giorni vieta anche patate, carote, banane.

Sia la chetogenica che la dukan garantiscono di perdere peso in breve tempo, di ritrovare la forma senza quelle lunghe attese che, alla fine, fanno perdere la voglia di continuare. Tuttavia parliamo in entrambi i casi di diete che impongono delle rinunce nette quindi è bene capire sin da subito se il regime alimentare scelto è quello più adatto al proprio percorso di dimagrimento.

A proposito di cancro orale e tumori orofaringei

Il cancro orale inizia nella bocca, chiamata anche cavità orale. Questa regione del corpo comprende le labbra, il rivestimento interno delle labbra e delle guance, i denti, le gengive, la maggior parte della lingua, il pavimento della bocca e il palato duro.

Un cancro separato nella regione della bocca è chiamato cancro orofaringeo, che è un cancro alla gola. Il cancro dell’orofaringe può svilupparsi nell’orofaringe, la parte posteriore della gola dietro la bocca. Il cancro dell’orofaringe può includere la parte posteriore della lingua, la parte posteriore del palato, le tonsille e le pareti della parte superiore della gola. Anche il cancro orale e il cancro orofaringeo sono considerati tumori del collo e della testa.

Poiché il cancro orale e i suoi trattamenti spesso influenzano l’aspetto fisico del paziente e la capacità di mangiare e svolgere altre attività quotidiane, possono essere prese in considerazione tecniche ricostruttive chirurgiche.

Quali sono le cause del cancro orale o orofaringeo?

I fattori di rischio che possono aumentare la probabilità di sviluppare il cancro orale o orofaringeo includono:

  • Consumo di tabacco e consumo di alcol, il fattore di rischio più significativo per queste malattie
  • L’esposizione alla luce ultravioletta, dall’esposizione prolungata al sole o dall’uso di lettini abbronzanti, aumenta il rischio di cancro alle labbra
  • Cattiva alimentazione, con diete povere di frutta e verdura
  • Scarsa igiene orale
  • Sindromi genetiche, in particolare anemia di Fanconi o discheratosi congenita
  • Infezione da papillomavirus umano (HPV)
  • Soppressione del sistema immunitario, ad esempio per prevenire il rigetto di un organo trapiantato
  • Lichen planus
  • Malattia del trapianto contro l’ospite (GVHD), che può svilupparsi dopo un trapianto di cellule staminali che coinvolge il midollo osseo
  • L’uso di marijuana, che studi recenti hanno suggerito può mettere le persone più a rischio di cancro alla testa e al collo

Chi si ammala di cancro orale o orofaringeo?

Il rischio di cancro orale e orofaringeo aumenta con l’età, sebbene anche le persone di età inferiore ai 55 anni possano sviluppare la malattia. L’età media alla diagnosi è di 62 anni, con due terzi delle persone con i tumori oltre i 55 anni.

Gli uomini hanno più del doppio delle probabilità rispetto alle donne di sviluppare un cancro orale o orofaringeo. Ciò potrebbe essere correlato all’uso massiccio di alcol e prodotti del tabacco, che è un importante fattore di rischio osservato più comunemente negli uomini che nelle donne.

Tipi di cancro orale e orofaringeo

Il cancro della bocca comprende i tumori delle labbra, delle gengive e della lingua. Il cancro del labbro è la forma più comune di cancro orale e può includere sia i tipi di cancro a cellule squamose che a cellule basali.

Il cancro della lingua, che si forma nei due terzi anteriori della lingua, di solito si sviluppa nelle cellule squamose ed è un cancro orale. Il cancro che si forma nel terzo posteriore della lingua è il cancro orofaringeo.

I tipi di cancro orale o orofaringeo possono includere:

  • Carcinoma a cellule squamose, che costituisce oltre il 90% dei tumori nella cavità orale (le cellule squamose rivestono la bocca e la gola)
  • Carcinoma verrucoso, un tumore a crescita lenta costituito da cellule squamose che raramente si diffonde ad altre parti del corpo ma può invadere i tessuti vicini
  • Carcinoma delle ghiandole salivari minori, che comprende carcinoma adenoide cistico, carcinoma mucoepidermoide e adenocarcinoma polimorfo di basso grado
  • Linfoma, che si sviluppa nei linfonodi e nel tessuto linfatico e si trova nelle tonsille e nella base della lingua

Tumori benigni (non cancerosi) e condizioni simili a tumori possono svilupparsi nella cavità orale e nell’orofaringe. Poiché queste condizioni possono svilupparsi in cancro, i tumori benigni vengono spesso rimossi chirurgicamente come forma di prevenzione del cancro. I tipi di lesioni benigne comprendono:

  • Granuloma eosinofilo
  • Fibroma
  • Tumore a cellule granulari
  • Karatoacantoma
  • leiomioma
  • Osteocondroma
  • lipoma
  • Schwannoma
  • Neurofibroma
  • papilloma
  • Condilomi acuminati
  • Xantoma verruciforme
  • granuloma piogenico
  • rabdomioma
  • Tumori odontogeni
  • Leucoplachia ed eritroplachia

Sintomi del cancro orale e orofaringeo

I primi sintomi del tumore a testa e collo e del cancro orofaringeo possono essere scambiati per altri problemi, come mal di denti o raffreddore.

Alcuni dei sintomi più comuni dei tumori orali e orofaringei:

  • Piaghe persistenti alle labbra o alla bocca che non guariscono
  • Dolore persistente alle labbra o alla bocca
  • Un nodulo o un ispessimento sulla guancia o sulle labbra
  • Una macchia bianca o rossa su labbra, gengive, lingua, tonsille o rivestimento della bocca
  • Mal di gola o sensazione persistente che qualcosa sia incastrato in gola
  • Difficoltà a masticare o deglutire
  • Difficoltà a muovere la mascella o la lingua
  • Intorpidimento della lingua o di un’altra area della bocca
  • Gonfiore della mandibola che fa male alla dentiera o si adatta male
  • Denti sciolti
  • Dolore ai denti o alla mascella
  • Cambiamenti di voce
  • Un nodulo al collo
  • Perdita di peso
  • Alitosi persistente
  • Mal d’orecchi persistente

Diagnosi dei tumori del cavo orale e dell’orofaringe

Molti tumori orali vengono rilevati dai professionisti della salute orale durante i controlli dentistici di routine. Prestare attenzione ai cambiamenti nella cavità orale è fondamentale per la diagnosi precoce, soprattutto per le persone che fumano regolarmente tabacco e bevono alcolici. Le cellule tumorali orali e orofaringee di solito non causano sintomi quando la malattia è nelle sue fasi iniziali.

Insieme a un esame clinico della bocca, altri strumenti utilizzati per diagnosticare il cancro orale o orofaringeo possono includere:

  • Rondine di bario, chiamata anche serie GI superiore
  • Biopsia, o biopsia incisionale o citologia esfoliativa
  • Esame dentale
  • Endoscopia
  • Scansione TC
  • risonanza magnetica
  • Scansione animale
  • Faringoscopia e laringoscopia indiretta
  • Panendoscopia
  • raggi X

Trattamenti per il cancro orale e orofaringeo

Secondo l’American Cancer Society, il tasso di sopravvivenza a cinque anni per il cancro del labbro, la forma più comune di cancro orale, varia dal 28% per il cancro che si è diffuso in parti distanti del corpo al 92% per il cancro che non si è diffuso oltre le labbra. I tassi di sopravvivenza per altre forme di cancro orale e orofaringeo variano a seconda della parte della bocca colpita.

Le opzioni di trattamento per il cancro orale e il cancro orofaringeo sono:

  • Chemioterapia
  • Radioterapia, compresa la radioterapia a fasci esterni (EBRT) e la brachiterapia
  • Chirurgia, inclusa la resezione del tumore per rimuovere un intero tumore
  • Terapie mirate, inclusi farmaci mirati ai recettori del fattore di crescita epidermico (EGFR)
  • Immunoterapia

Sport: l’attività fisica può contrastare la stipsi?

Da sempre problema taciuto e sottovalutato, la stipsi è un disturbo dell’intestino che provoca difficoltà  più o meno gravi nell’​espletamento delle funzioni intestinali. Comunemente detta “stitichezza”, ha le sue radici in una grande varietà di cause differenti, tali che una larga fetta della popolazione mondiale, diversificata per genere, età e provenienza geografica, ne soffre quasi abitualmente. Ma da tempo è chiaro che tra i consigli e i rimedi per la stipsi c’è anche – e non per ultimo – la pratica costante di sport e attività fisica: il moto, specie all’aria aperta, è sempre stato indicato come una pratica salutare per l’organismo ma la connessione con il benessere intestinale ha motivazioni profonde e merita un approfondimento.

 

Gli studi sulla gastroenterologia comportamentale

Sebbene la connessione positiva tra sport e salute intestinale sia conosciuta da tempo, è divenuta oggetto di studio da parte della comunità scientifica in tempi relativamente recenti. La gastroenterologia comportamentale è infatti una scienza nuova, che sfrutta l’interdisciplinarità delle sue competenze per comprendere a fondo l’impatto di uno stile di vita più o meno sano sulla funzionalità intestinale e, allo stesso tempo, il rapporto tra alcuni processi e fenomeni psichici (ansia, depressione, nervosismo) e lo stato di salute dell’apparato digerente. La connessione tra l’attività fisica e il modo in cui questa influisce sui processi intestinali è proprio uno degli aspetti più interessanti di questa disciplina medica: ecco alcune delle conclusioni che abbiamo dedotto da questi studi.

 

Un secondo cervello

La relazione tra sport e apparato digerente è molto più profonda di quanto comunemente si creda, e ha inizio in quello che tecnicamente si chiama “sistema nervoso enterico”: una sorta di “secondo cervello” che regola l’attività motoria gastrointestinale. Il sistema nervoso enterico è in grado di funzionare anche indipendentemente dal “vero” cervello, ovvero il sistema nervoso centrale, e si occupa della trasmissione di specifici segnali alle pareti dell’intestino – la muscolatura enterica – le quali, a loro volta, sono all’origine dei movimenti di contrazione e rilassamento che permettono all’intestino di svolgere le sue funzioni. Va da sé che quando c’è un problema al sistema nervoso enterico, ci sarà anche un problema “meccanico”, e l’intestino non lavorerà correttamente, generando – tra l’altro – anche episodi più o meno gravi di stipsi.

 

Un fenomeno in crescita

Sono molti i motivi per cui il nostro “secondo cervello” può non lavorare correttamente, e alcuni – innegabilmente – sono connessi a problemi che derivano dal “cervello numero uno”. Ansia, stress, nervosismo, cattive abitudini, stile di vita scorretto, ritmi di lavoro incessanti possono creare scompensi di vario tipo, che si ripercuotono anche sull’intestino. Da ciò si comprende facilmente come a soffrire di stipsi, perciò, non sia una piccola minoranza, ma una larga fetta della popolazione.

La stitichezza cronica affligge circa il 30% della società occidentale, con conseguente impatto sia nella qualità della vita sia nelle spese sanitarie di chi ne soffre. Ultimamente, inoltre, sembra che il fenomeno sia stato incrementato anche dai recenti sviluppi storici, che hanno visto l’insorgere della pandemia come un ulteriore motivo di stress per i cittadini, che ne hanno pagato le conseguenze anche attraverso i propri disordini intestinali: i casi di stipsi sono aumentati anche in relazione all’emergenza sanitaria.

 

Un alleato contro la stitichezza: lo sport

Fare attività fisica, però, può aiutare a risolvere alcuni problemi legati al sovraccarico di stress e, di conseguenza, è utile ad allentare anche il malessere intestinale. Gli studi condotti in materia hanno dimostrato che tra i soggetti che praticano attività fisica regolare, che si mantengono in forma e si allenano costantemente, l’incidenza della stitichezza è di gran lunga minore rispetto al campione di persone che hanno uno stile di vita sedentario. Molti esperimenti sono stati condotti per indagare anche la sponda opposta, ovvero lo stesso fenomeno da un altro punto di vista: si è accertata la correlazione tra ridotta mobilità e aumento della costipazione (non solo su periodi a lungo termine, ma anche in caso di interruzione dell’attività sportiva per brevi momenti).

Sport e stitichezza: alcune considerazioni finali

È bene qui ricordare che ogni problema di salute deve essere analizzato e contestualizzato dal parere di un medico, perché ogni organismo è diverso dall’altro e solo il giudizio di un esperto può fornire un’adeguata terapia. Ma su una questione non sembrano esserci dubbi: una regolare attività fisica – condotta nei limiti delle proprie forze, con costanza e senza sforzi eccessivi – è certamente fondamentale per la salute, non solo dell’intestino. La buona notizia è che, a grandi linee, è ininfluente il tipo di attività sportiva: in base ai casi, può essere efficace già solo una breve passeggiata all’aria aperta, condotta a passo svelto. In base ai gusti personali, inoltre, si può scegliere lo sport più adatto a soddisfare le esigenze di chi lo pratica. In questo modo non solo si avranno immediati riscontri nel benessere generale del proprio organismo, ma si otterranno prendendosi cura del proprio corpo in modo naturale, senza l’uso di farmaci o interventi.

Come curare e prevenire i dolori articolari

I dolori articolari sono sintomo di numerose condizioni patologiche e non. In qualche caso, il disturbo è il risultato di un semplice affaticamento o di infezioni dovuti ad esempio al virus influenzale; altre volte, questa manifestazione è la conseguenza di patologie a carico dell’articolazione stessa, delle strutture ossee o di legamenti, tendini, borse o parti molli circostanti.

Il dolore articolare può essere irradiato anche da una condizione neuropatica o da una patologia in un’altra articolazione.

Tra le cause più comuni rientrano traumi, artrite, fibromialgia, tendinite, gotta, artrosi e borsite. I dolori si possono manifestare con gonfiore, arrossamento, calore, rigidità articolare e perdita di funzionalità a carico dell’articolazione interessata.

Il dolore alle articolazioni può avere una durata transitoria e risolversi spontaneamente. Tuttavia, se questo sintomo è persistente e particolarmente grave, è sempre meglio consultare un medico, in modo da ottenere una diagnosi precisa. A seconda della causa scatenante dei dolori articolari, sarà indicato poi un trattamento mirato con prodotti specifici ad azione antinfiammatoria come Dicloreum in cerotti usato per trattare il dolore e l’infiammazione delle articolazioni.

Cause dei dolori articolari

Il dolore articolare può avere diverse origini:

  • Origine traumatica: quando il dolore si manifesta dopo un incidente, una caduta oppure un urto o un impatto a carico dell’articolazione. Ad esempio in caso di distorsioni, lussazioni, stiramenti o strappi muscolari.
  • Origine infiammatoria: quando il dolore deriva da un’infiammazione di parte di un’articolazione. Quando è interessata l’intera articolazione si parla di artrite infiammatoria, mentre se l’infiammazione colpisce i tendini si parla di tendinite.
  • Origine meccanica: quando il dolore deriva da una malformazione o da usura dovuta all’invecchiamento, come ad esempio nel caso dell’osteoartrite. L’osteoartrite, che inizia a manifestarsi in genere dopo i 50 anni di età e colpisce in modo particolare spalle, gomiti, polsi, mani, anche, ginocchia e piedi, è anch’essa una delle più diffuse cause di dolore articolare.
  • Origine infettiva: quando il dolore è associato a un virus (ad esempio il virus influenzale o il Chikungunya).
  • Depositi di cristalli: quando il dolore è causato dal deposito di urato di sodio nelle articolazioni, come nel caso della gotta.

In tutti i casi, se il dolore è accompagnato da gonfiore o rossore, se peggiora e persiste e in modo particolare se a questi sintomi si aggiunge la febbre, è opportuno consultare urgentemente un medico.

Sintomi dei dolori articolari

Il dolore alle articolazioni si associa, in genere, a modificazioni di volume, colore e temperatura in corrispondenza dell’articolazione coinvolta, che diviene gonfia, arrossata e calda. Inoltre, vi può essere o meno accumulo di liquido all’interno dell’articolazione (versamento articolare). La presenza di altri sintomi associati dipende dalle cause scatenanti.

Il dolore alle articolazioni può rivelarsi particolarmente fastidioso, oltre a provocare un peggioramento significativo nella qualità della vita, in termini di alterazione nel processo deambulatorio e compromissione nello svolgimento delle normali attività quotidiane.

In base all’eziologia, oltre alla sensazione dolorosa possono manifestarsi anche formicolio, bruciore, gonfiore e senso di intorpidimento.

A quali altri sintomi si associano?

I dolori articolari si manifestano in combinazione a sintomi generici, che poi diventano più specifici in base alla causa che li ha innescati.

Tra i sintomi associati al dolore alle articolazioni rientrano:

  • Difficoltà nei movimenti o nella deambulazione;
  • Rigidità articolare;
  • Affaticamento;
  • Debolezza muscolare;
  • Intorpidimento;
  • Ridotta sensibilità cutanea;
  • Sensazione di bruciore;
  • Pizzicore;

Quali sono i rimedi contro i dolori articolari?

La cura più efficace ai dolori articolari prevede di intervenire sulla causa scatenante. Farmaci antidolorifici e antinfiammatori possono essere assunti per ridurre il dolore articolare legato a artrite e artrosi. Bagni caldi, massaggi, sedute di fisioterapia, applicazioni con ultrasuoni e riposo sono alcuni dei rimedi suggeriti per combattere i dolori articolari. Scegliere, inoltre. un buon materasso antiacaro può essere la soluzione e alleviare i dolori articolari.

Dolori articolari, quando rivolgersi al proprio medico?

In casi di dolori articolari, si consiglia di rivolgersi a un medico in caso di:

  • dolore articolare che persiste per tre o più giorni, quando questo è associato a febbre, gonfiore o arrossamento della parte interessata
  • dolore acuto che rende difficoltoso il movimento
  • dolore successivo a trauma o contusione (in questo caso si consiglia di recarsi al più vicino pronto soccorso).